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La differenza ‘abissale’ sugli esterni e i duelli persi. Tra assenze, scelte obbligate e una sfida impari. Ma abbandonata troppo presto

Hakimi-Biraghi, Perisic-Venuti, Barella-Eysseric e non solo: troppo grande la differenza di valori. Ma si poteva fare di più nella ripresa

Prandelli ha ribadito spesso il concetto, che poi è lo stesso che ripetono anche tanti suoi colleghi: quando due squadre giocano a specchio, con moduli tattici molto simili, la differenza la fa l’interpretazione dei singoli. I duelli nelle varie zone di campo. E la sfida di ieri tra Fiorentina ed Inter ha messo a nudo una verità quasi scontata: tra i valori delle squadre, anzi, delle due rose a disposizione, non c’era partita. C’era ‘quasi’ stata all’andata con quel 4-3 di San Siro, quando la formazione di Conte era in costruzione (giocava ‘perfino’ Eriksen, presto relegato alla panchina) e i subentrati furono decisivi; così come in Coppa Italia, con quel gol di Lukaku al 119′, arrivato grazie alla spinta dei panchinari (come il belga), a spengere le illusioni viola.

ASSENZE E SCELTE. Certo, si dirà, i ‘quasi’ nel calcio contano il giusto, e allora ecco una gara con poca storia come quella di ieri, quando poi la Fiorentina ha dovuto ‘regalare’ anche giocatori come Ribery, Castrovilli, Milenkovic e Caceres. Quattro titolari, mica poco. Con scelte più o meno obbligate da parte di Prandelli. Che è partito con Borja Valero ed Eysseric dal 1′, rinforzando il centrocampo e alla fine mettendo anche in difficoltà l’Inter con un assetto tattico più conservativo, ma non troppo rinunciatario. Almeno nel primo tempo. Perché con Kouame per lo spagnolo nella ripresa ne è nata la classica sfida a specchio, e allora le individualità nerazzurre hanno avuto logicamente la meglio.

DUELLI. Abissale la differenza di valori sulle fasce. Esistono categorie, e Hakimi sta certamente nella prima fascia degli esterni destri d’Europa. E anche a sinistra Perisic è poco sotto. Venuti ha messo tanta volontà, ma non è stato semplice contenere ogni volta il croato. Dall’altra parte Biraghi non ha dato copertura a Igor sul marocchino. E in mezzo al campo? Beh, Borja Valero su Brozovic aveva dato pressione nel primo tempo, mentre Eysseric su Barella aveva avuto parecchie difficoltà fin dai primi minuti. Amrabat ha retto, Bonaventura ha dato un pizzico di qualità in avanti. Ma non è bastato a contenere lo strapotere nerazzurro.

PANCHINA. Strapotere evidenziato dalle scelte che ha potuto fare l’Inter a gara in corso. Ranocchia, Darmian, D’Ambrosio, Kolarov, Gagliardini, Sensi, Young, Eriksen, Lautaro Martinez, Pinamonti, oltre ai portieri Radu e Padelli: facile intuire come sulle 10 riserve ‘di movimento’, almeno 7 avrebbero potuto essere titolari nella Fiorentina di ieri. La differenza è tutta qui.

FUORI TROPPO PRESTO. Anche se resta la sensazione che, al di là della buona reazione dopo il 1° gol (traversa di Bonaventura, occasioni di Biraghi ed Eysseric), i viola abbiano fatto ben poco per restare in partita dopo il raddoppio avversario. Anzi, rispetto ad altre occasioni sono usciti anzitempo dalla contesa. Quasi con un senso di arrendevolezza. Dragowski ha limitato il passivo, che poteva essere più ampio. La Fiorentina alla fine è durata poco più di 50 minuti. Un po’ poco, pur tra i tanti alibi del caso. Ora tre gare contro Samp, Spezia e Udinese. La salvezza (e un futuro più tranquillo) passa da qui.

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