Fare la Conference ha portato vantaggi e svantaggi. Tutte le squadre arrivate in fondo hanno fatto campionati mediocri. Per rifarla serve una rosa (più) adeguata
Conference League sì, o Conference League no? La Fiorentina attende le decisioni dell’Uefa. Se la Juventus sarà sanzionata con l’esclusione dalle coppe saranno ancora i viola a partecipare alla terza coppa europea, con tutto ciò che ne consegue.
DA’ E TOGLIE. La Conference dà, la Conference toglie. Se è vero che giocarla, onorandola e arrivando sino alla Finale ha portato nelle casse del club viola quasi 20 milioni di euro, è altresì vero che ha ‘costretto’ la Fiorentina a disputare 60 partite stagionali, record, anche per propri demeriti dovuti all’essere arrivati secondi nel girone con conseguente playoff. Soprattutto a inizio anno, con tecnico, società e gran parte della rosa alle prese per la prima volta col triplice impegno, giocare tre partite a settimana è stato un problema. E’ lì che la Fiorentina ha accumulato un grande ritardo in Serie A. Nella seconda parte di stagione, anche grazie al rientro di alcuni assenti (Castrovilli e Gonzalez su tutti), la gestione del triplice impegno è stata migliore. Giocare la Conference ha portato visibilità internazionale e dato la possibilità ad alcuni giocatori di trovare minutaggio e gol, ma tutte le squadre che sono arrivate in fondo hanno disputato campionati difficili o comunque al di sotto delle aspettative: Fiorentina ottava, West Ham quattordicesimo, Az quarto, Lech Poznan terzo, Nizza nono, Gent quinto, Anderlecht undicesimo e Basilea quinto.
ROSA. C’è chi non ha fatto drammi per essere uscito, come la Lazio che ha preferito concentrare le proprie forze sul raggiungimento di un posto in Champions League. Altri club hanno sacrificato gare di campionato pur di proseguire il cammino delle coppe, come la Roma che per due anni di fila scesa in campo al Franchi con una caterva di riserve. Senza la Conference la Fiorentina avrebbe chiuso questa stagione con 43 partite, ben altra cosa rispetto alle 60 che ha dovuto disputare. Anche perché ci sono giocatori e giocatori: schierare Dodo o Venuti, Bonaventura o Barak, Amrabat o Duncan, Ikoné o Gonzalez, giusto per fare degli esempi, non è proprio la stessa cosa. Anche perché va considerato che, trattandosi di Conference League, difficilmente si potrà contare su un parco calciatori da Champions League, tutti o quasi intercambiabili e dello stesso valore.
SE SI’, SE NO. Se la Fiorentina dovesse essere ripescata in Conference League, insomma, servirebbe allestire una rosa che possa permetterle di disputare un’altra valanga di partite senza sacrificare troppo il campionato. L’anno prossimo, inoltre, le squadre del range di classifica a cui può (o meglio deve) puntare la Fiorentina saranno impegnate in Europa: l’Atalanta, a differenza di quest’anno, giocherà l’Europa League, la Lazio dovrà sacrificare qualcosa per fare una Champions League dignitosa. E’ lì che la Fiorentina dovrà provare ad inserirsi. Con o senza Conference.
Di
Gianluca Bigiotti