Editoriali
La classifica fa paura ma da casa viola trapela fiducia. Contraddizioni e limiti: stagione già compromessa o recuperabile?
Ad inizio ottobre la Fiorentina è terz’ultima in classifica e non ha ancora vinto in campionato. Si vede poca luce in fondo al tunnel
Tre punti in sei partite, solo Genoa e Pisa hanno fatto peggio della Fiorentina. Una sosta di ottobre in zona retrocessione, nonostante le alte ambizioni, quell’obiettivo Champions sussurrato da più fronti, il voler alzare l’asticella come mantra sbandierato da luglio. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, per citare un vecchio luogo comune. Ma questa è, oggi, la Fiorentina. Perché a discorsi si candidava a dar noia a chi puntava ai primi quattro posti, a far la voce grossa in Europa, a squadra ampiamente promossa sul mercato estivo. Invece sul campo non funziona niente. O quasi.
DETTAGLI, NON SFORTUNA. Un piccolo paradosso è arrivato domenica contro la Roma. Formalmente la miglior prestazione da inizio stagione. Tutto dire. Quanto meno nell’atteggiamento, nell’ordine tattico, nelle occasioni avute. Ma che non sia arrivato neanche un punto, contro una Roma che sta decisamente overperformando anche per bocca di Gasperini, è un segnale chiaro. E per niente rassicurante. Non c’è solo la sfortuna, e in questo ha ragione Pioli: contano i dettagli. Sempre di più, a certi livelli. La cattiva sorte ci può essere sul palo di Kean, con il pallone magari allargato dal vento. Ma la traversa di Piccoli arriva su un tentativo pretenzioso da lontano, l’errore di Gosens è proprio tale, mica sfortuna. La disattenzione (cronica) sulle palle inattive è un demerito, così come l’incapacità di marcare in area di rigore. Se lasci a Soulè due metri ci sta che segni, insomma. Per non parlare del fatto che nessuno (a parte Kean e – ultimamente poco – Dodo) punti e dribbli un avversario, che gli esterni viaggino parecchio al di sotto dei loro standard. Enorme problema, quest’ultimo, specie perché con questo modulo dovrebbero essere un punto di forza, visto che rinunci alle ali offensive.
L’ATTACCO. Mettiamoci poi che i tre dietro faticano a impostare il gioco così come richiederebbe l’allenatore, che il centrocampo gira a ritmi ridotti e non sempre con le distanze giuste, che la squadra nel complesso riesce raramente a centrare la porta. Lo stesso Pioli, che non sta riuscendo evidentemente a trasmettere le proprie idee di calcio, ci ha messo del suo anche a livello tattico: è partito con l’idea del trequartista più le due punte, poi è passato dal 4-4-2 alla punta unica, fino al tridente pesante Dzeko-Piccoli-Kean negli ultimi 20 minuti con la Roma. La squadra ha anche così faticato a trovare continuità e distanze. Proprio con i giallorossi Kean era stato riportato da solo là davanti nel primo tempo: contro Ndicka e compagni ha potuto fare quello in cui riesce meglio, e infatti si è sbloccato. Nella ripresa affiancandogli Piccoli non ha più avuto spazi e occasioni: non è un caso. Almeno in questo momento.
PREOCCUPANTE. E poi ovviamente c’è il grande problema che nessuno dei singoli sta rendendo ai propri migliori livelli. Dal portiere al centravanti. La situazione insomma resta preoccupante. Per i risultati, per le prestazioni, per la classifica, per il calendario. Che dopo una sosta che priverà Pioli di undici giocatori (sperando vivamente che non ci siano contrattempi fisici) vedrà la Fiorentina sfidare Milan e Inter a San Siro, con nel mezzo il Bologna al Franchi e la trasferta di Vienna in Conference. La speranza è che ci sia un moto di qualcosa nelle prossime gare, ma il rischio grande è che quei 3 punti in graduatoria non vengano incrementati granché nel prossimo mese.
TRAPELA FIDUCIA. Da casa Fiorentina però trapela fiducia. Dalla società nei confronti dell’allenatore, da Pioli, dalle parole dei giocatori. Il calcio è pieno di casi di squadre partite con sogni di gloria e ritrovatesi presto a dover sgomitare nei bassifondi. Tra chi riesce poi ad uscirne (vedi la stessa Roma un anno fa) e chi invece ne resta invischiato fino alla fine. Ce la farà questa Fiorentina a uscire dalle sabbie mobili? Contraddizioni di fondo ce ne sono molte, da un Gudmundsson che non riesce ad essere leader, ad una campagna acquisti da 90 milioni di cui non si vede traccia positiva, da vecchi leader irriconoscibili a un organico mal costruito nel suo complesso. Alla 6° giornata tempo per reagire ce n’è, in campionato così come in coppa. Ma servono soluzioni concrete e immediate per non ritrovarsi poi tra un mese davvero già con l’acqua alla gola.