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Rassegna Stampa

La chiamata di Commisso e il confronto al Viola Park: Fiorentina, è l’ora di ripartire

Palladino - Fiorentina

Dopo le turbolenze il patron ha ribadito la fiducia in Palladino, confronto tra allenatore e squadra: servono segnali col Torino

«Guarda in alto, alzati e non mollare mai». Potrebbe essere questa la frase da scrivere sulla lavagna dello spogliatoio viola nell’immediata vigilia della partita contro il Torino che andrà di scena all’ora di pranzo. La celebre frase di Michael Irvin, fuoriclasse della Nfl con i Dallas Cowboys e attore di successo, è quanto dovrà fare la Fiorentina per tornare al successo dopo un po’ di turbolenze inevitabili quando dopo aver vinto otto gare consecutive, sei costretto a fare i conti con una serie negativa (1 punto nelle ultime cinque gare) che ha rimesso in discussione quando di buono era stato fatto fino alla trasferta (sciagurata) di Bologna. Così scrive La Nazione.

FIDUCIA. Le turbolenze, vere o presunte, sono state stemperate dalla fiducia che il presidente Commisso – se mai ce ne fosse stato bisogno – ha manifestato (e rinnovato) a Raffaele Palladino nella telefonata che il numero 1 viola ha fatto di persona al tecnico. Senza filtri, come nello stile di Rocco, che quando interviene non lo fa mai in modo banale. Ma altrettanto importante è stato il dialogo all’interno delle quattro mura dello spogliatoio tra il tecnico e la squadra. Confronto che ha generato la voglia di alzare la testa, di ripartire, tornando a correre, non solo sotto il profilo fisico, ma anche mentale.

COME SI RIPARTE. E’ il ’come si riparte’ da questi momenti che fa la differenza tra una stagione anonima ed una da protagonista. Sotto il profilo tecnico-tattico gli aspetti da sistemare non sono pochi e, soprattutto, di immediata resa. Questione di assetto, modulo e di uomini a disposizione e da recuperare, non solo fisicamente. Uno su tutti Gudmundsson. L’islandese è in questo momento l’uomo che può rimettere in carreggiata la Fiorentina, aiutando anche Kean a ritrovare la via del gol e soprattutto, della partita, considerato che la squadra ha perso molta della sua verticalità, costringendo il numero 20 a giocare spesso con le spalle alla porta.

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