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La Befana Viola, tra dolce, carbone e scatole cinesi

Solo un anno fa il 6 di Gennaio, l’Epifania, regalava alla Fiorentina un’altra piccola pagina di un piccolo grande sogno, che il mercato di Gennaio e i risultati successivi avrebbero poi cancellato, ma che in quel momento faceva godere un’intera città. Il fotogramma è la doppietta di Ilicic a Palermo, uno slalom da coppa del mondo di sci sul primo gol e una pennellata di sinistro per il secondo,  prima della rete definitiva e decisiva di Kuba Błaszczykowski . Un 3-1 in terra siciliana lanciava i viola di Paulo Sousa alla caccia del titolo di Campioni di Inverno, raccoglieva entusiasmo e consensi, apriva scenari incoraggianti. Una calza quindi dolce, dolcissima, per certi versi glicemica.

Trecentossesantacinque giorni dopo la festa della Befana è un misto di sensazioni, tra la voglia di ripartire in un campionato che ancora deve accendersi, così come la Coppa Italia e l’Europa League, la voglia di lasciarsi alle spalle un 2016 così così e la necessità di convivere con i soliti problemi, i soliti spifferi, le solite sirene di mercato che si aggirano secondo tre direttrici: Kalinic-Cina, Badelj-Roma, Bernardeschi-Milanesi.

Al di là delle ultime due, le scatole cinesi sono quelle che in questo momento preoccupano la Fiorentina. Che dice e fa sapere di non aver ricevuto offerte, ma che sa, allo stesso tempo, benissimo di non avere il coltello dalla parte del manico. Con una clausola che è una bellissima cartina di tornasole da un punto di vista economico, ma non blinda un giocatore, anzi. E proprio sulla volontà di Kalinic, sul si o no alla proposta di Cannavaro e del Tianjin è innescato un presente di incertezza e un futuro pieno di enigmi, di voci, di sostituti, di strategie.

Dentro e insieme alle scatole cinesi, la calza della befana del 2017 viola contiene però come sempre un po’ di carbone e un po’ di dolci. Il carbone può essere l’infortunio di Borja Valero, che ha lasciato anticipatamente la seduta per una botta alla solita caviglia fiaccata per l’Immacolata(altra festa) con il Qarabag. Da stabilire la diagnosi, ma il ritorno del centrocampista spagnolo rappresentava il primo viatico da un punto di vista tattico per ripartire in campionato, a livello di prestazioni e di gioco.

Il dolce invece di questa Epifania è sicuramente il tributo a Giancarlo Antognoni, lo striscione a lui dedicato, il richiamo alle stelle e alle bandiere che dopo giri immensi tornano a casa. Lì dove uno come l’Unico 10 sarebbe dovuto stare da sempre. Antognoni rientra in un momento difficile, ma la sensazione è che ogni sua parola e ogni suo consiglio possa essere un toccasana per tutto l’ambiente, staff, squadra e tifoseria.

Già la tifoseria, l’altra nota dolce da estrarre dalla calza: presente, vicina alla squadra, come sempre, come testimoniato dai 1000 di questa mattina al Franchi.

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