L’attaccante ivoriano ha parlato a Il Tirreno della sua stagione e del suo futuro. E su Cabral: “Arthur è forte, deve solo restare tranquillo”
Intervista su Il Tirreno per Christian Kouame. Ecco alcune sue parole: “Sono molto contento, perché quando sono arrivato in Italia la prima cosa che ho conosciuto è stata proprio la Fiorentina. Quando sono tornato, dopo l’esperienza all’Anderlecht, la scorsa estate, ho pensato soltanto a riprendermi ogni cosa, a far diventare realtà quello che per mille motivi non si era mai verificato. Non avevo ancora fatto nulla: non volevo e non potevo andarmene così”.
SIRENE INGLESI. “Non c’era solo il Brighton, le offerte erano davvero tante. Io, fin dal ritiro di Moena, mi sono concentrato unicamente sul dare il massimo, per far vedere a Italiano che, forse, poteva valere la pena. Ho fatto di tutto per dimostrare il mio valore”.
AMBIZIONI. “Conquistare tanti titoli e, soprattutto, vincere qualcosa per il mio paese, per la Costa d’Avorio. Magari la Coppa d’Africa. E poi vorrei portare la Fiorentina più avanti possibile in Conference. Sogno di dare tanto sia alla città che alla tifoseria. Adesso, a livello fisico, sto molto bene. Questa stagione voglio divertirmi, senza mettere limiti. Punto a dare il massimo, al di là di quanti gol possa effettivamente segnare”.
SINGOLI. “Cabral? Arthur è forte, deve solo restare tranquillo. Quello che sta passando lui ora, l’ho vissuto anche io: deve sapere che tutti noi compagni siamo in campo per aiutarlo, ma dentro l’area, credetemi, è davvero forte. Diverso da Jovic? Sì. A Jovic piace tornare indietro per giocare, Cabral è più bravo a riempire l’area di rigore. Gonzalez? Nico sta bene. È uno a cui piace scherzare e deve essere così: se si mette a fare il serio, non è più Nico”.
GOL ALLA JUVE. “Io so solo che quel gol lo volevo ad ogni costo. La sera prima un gruppo di tifosi venne da noi: ricordo benissimo di averli guardati, come ipnotizzato. Nei loro occhi avevano qualcosa di diverso. Ecco perché sono corso verso la Curva e mi sono battuto il pugno sul petto, sullo stemma della società: è stata la mia risposta a chi si è domandato a lungo se fossi davvero un calciatore da Serie A”.
RUOLO. “Ora mi sento più esterno. Avevo sempre giocato a due davanti, io ruotavo dietro la prima punta: in estate l’allenatore mi ha fatto cambiare e ora, sull’esterno, ho più spazio”.
Di
Redazione LaViola.it