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Koffi: “Ecco perché scelsi la Fiorentina e non il Liverpool. Rapporto con Bigica e Montella…”

L’esterno della Primavera racconta il suo arrivo a Firenze, l’ambientamento col calcio italiano e il periodo di quarantena

Christian Koffi, esterno della Fiorentina Primavera, ha rilasciato un’intervista al portale sofoot.com. Queste le sue dichiarazioni: “La quarantena va un po’ meglio, ma le prime settimane sono state difficili vivendo da solo. Ho cercato di tornare in Francia all’inizio del lockdown, ma poiché non sapevamo se il campionato sarebbe ripreso, il club ci ha chiesto di rimanere a Firenze. Poiché siamo ancora confinati, qui è sempre un po’ complicato. Ma non importa, si diventa più forti”.

ARRIVO ALLA FIORENTINA. “Perché i viola nel 2018 se ero vicino al Liverpool? Ci sono molti fattori che entrano in gioco. Ma quando mi sono stati presentati i due contratti e i due aspetti sportivi, la scelta della Fiorentina mi è sembrata la migliore. All’inizio non volevo andare a giocare nel campionato italiano, perché era un po’ in contrasto con la mia idea di calcio. Ma dopo averne parlato con la mia famiglia, mi sono reso conto che l’Italia mi avrebbe dato molto. E non mi sbagliavo”.

LA LINGUA. “Ho preso lezioni durante le vacanze che hanno preceduto la mia partenza, per poi continuare una volta arrivato a Firenze. L‘allenatore della Primavera Bigica mi ha dato la sua fiducia fin dall’inizio e mi ha detto che la verità era esclusivamente quella del campo. Sono venuto a lavorare, ho imparato l’italiano ed è andata davvero bene. Oggi parlo fluentemente italiano, anche se ancora un po’ con l’accento di Gentilly (ride, ndr)”.

LA CONVOCAZIONE VS MILAN A MAGGIO 2019. “Mi sarebbe piaciuto entrare, ma non è successo. Successivamente, Montella mi ha detto chiaramente che avrebbe potuto contare su di me, dimostrando quindi che il mio lavoro in Primavera aveva dato i suoi frutti. Qualche mese dopo, mi ha convocato per la tournèe negli Stati Uniti, era la prima volta che mi aggregavo alla preparazione della prima squadra”.

ARRIVI DI BOATENG E RIBERY. “Risentito per il poco spazio? No, ero felice, non l’ho visto come un freno o un ostacolo. Perché devi sempre imparare da giocatori come loro, e non tutti i giorni hai la possibilità di incontrarli. Ribéry è un giocatore di cui ero un fan da quando ero bambino”.

ITALIA MALATA DI CALCIO. “È vero ed è pazzesco. Anche in Primavera, i tifosi ci seguono ovunque. È stato lo stesso l’anno scorso quando ho giocato con Dušan (Vlahović) e Riccardo (Sottil). In Italia non arrivi in prima squadra da sconosciuto, ti conoscono già. Il che cambia un po’ dalla Francia, e soprattutto da Monaco. Il calcio qui è quasi una religione, in effetti”.

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