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Keirrison a VI.IT: “Esperienza a Firenze unica. Felice di essere stato allenato da Prandelli”

Intervista all’attaccante brasiliano che in viola ha militato nella seconda parte di stagione 2009-2010

Nel 2009 era considerato come uno dei migliori talenti brasiliani, tanto che il Barcellona lo prelevò per 14 milioni dal Palmeiras dopo 11 reti in 19 presenze. Un sogno che si realizzava per Keirrison de Souza Carneiro, attaccante classe 1988 originario di Dourados, piccolo comune dello Stato del Mato Grosso do Sul, vicino al confine col Paraguay. Nel 2010, il suo arrivo in prestito alla Fiorentina per rinforzare una squadra che si preparava ad affrontare il Bayern in Champins League. La sua stagione in viola si concluse con due reti all’attivo contro Inter e Lazio, che non gli permisero però di restare nel capoluogo toscano. La stagione successiva al Santos vinse la Libertadores con Neymar, Ganso, Alex Sandro, Rafael, Elano, Felipe Anderson e Danilo. Da quel momento, la sua carriera è proseguita in patria con le maglie di Cruzeiro, Coritiba, Londrina, CSA, intervallata dalla fugace esperienza in Portogallo all’Arouca. In mezzo anche la tragica morte del figlio di due anni nel 2014. A distanza di dieci anni dalla sua esperienza in Italia, Keirrison all’età di 32 anni è attualmente svincolato e ha deciso di raccontarsi in esclusiva a LaViola.it:

Come stai vivendo questa pandemia?
“Dobbiamo cercare di rispettare la richiesta delle autorità, per provare a superare questo momento insieme. Soprattutto, credo che sia tempo di riflettere e di stare bene con noi stessi nelle nostre case. Dobbiamo pentirci e avere fede in Gesù, solo così potremmo affrontare questa situazione ed essere sicuri di uscirne”.

Cosa ricordi della tua esperienza in maglia viola?
L’esperienza alla Fiorentina è stata unica. Ho sempre ammirato l’Italia come paese e anche il calcio italiano. Credo che sia stata una delle più grandi lezioni che ho avuto. Soprattutto grazie a una grande persona e un grande allenatore come Cesare Prandelli. A Firenze sono arrivato in una squadra che lavorava insieme già da qualche anno, ma l’accoglienza e l’ambientamento sono stati eccellenti. Era una squadra competitiva e credo che abbiamo fatto una buona stagione. A Firenze ho avuto l’opportunità di vivere vicino al Ponte Vecchio: un paradiso! Ricordo che nel tempo libero ho visitato tutti i luoghi turistici e sono innamorato della città di Firenze”.

Che rapporto avevi con Prandelli?
“Prandelli per me è stato uno dei migliori con cui ho lavorato. Mi ha insegnato molto sul calcio europeo e in particolare su quello italiano. Ha avuto l’intuizione e la tranquillità di darmi fiducia in diverse partite. Sono molto felice di essere stato allenato con lui”.

Dopo Firenze sei tornato in Brasile e hai vinto la Libertadores: che significato ha?
I titoli sono molto importanti. La Libertadores è la più grande competizione per il nostro Paese. Abbiamo affrontato squadre molto importanti provenienti da altri paesi e noi avevamo un mix di giovani e giocatori esperti. Il Santos è stato il miglior ambiente in cui abbia mai lavorato. Nel club ho avuto un’ottima vita quotidiana e abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati vincendo sia la Libertadores che il campionato Paulista”.

Nella tua carriera hai potuto giocare con Messi e Neymar…
“Sono due giocatori diversi. Credo che ciò che gli accomuna sia il fatto che oltre al talento, ogni giorno cercano di migliorarsi. Per me è stato un onore condividere momenti con loro. Possiamo imparare molto gli uni dagli altri ed è questo che rende bello il calcio“.

C’è qualche scelta che non rifaresti nella tua carriera?
Dio mi ha dato molto più di quanto potessi immaginare o sognare. Ho lasciato la periferia di una città poco conosciuta e ho realizzato tutti i miei sogni. Le difficoltà ci sono sempre state, ma durante il corso della vita capisci che diventi un vincitore non per i titoli, gli obiettivi raggiunti o per i successi. Nella vita si vince quando si riescono a superare le difficoltà che si incontrano e ad imparare da esse“.

In attesa di una nuova squadra, adesso cosa fai?
“Sto studiando da un po’ di tempo. Mi è sempre piaciuto sapere come funzionano altre aree del calcio. Cerco anche di sapere qualcosa in più in altri ambiti che catturano la mia attenzione, come la psicologia, le aree di sviluppo umano, la salute e l’alimentazione”.

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