Grande inizio di stagione del classe 2000: lo dicono anche i numeri. Palladino gli ha costruito la squadra intorno
Moise Kean, dopo il suo girovagare alla ricerca del posto ideale, aspettava la chiamata giusta, l’occasione migliore per ritrovare una maglia da titolare e giocare con continuità, scrive Repubblica. D’altronde, a 24 anni, si ha ancora tutto il tempo per riprendersi quanto lasciato per strada.
Due gol nei playoff di Conference League, due reti nelle prime sfide di campionato e quel sigillo anche in Nazionale (contro Israele) che gli ha restituito la maglia azzurra dopo troppo tempo. La Fiorentina fin dalla cessione di Dusan Vlahovic ha cercato un attaccante che potesse incantare i propri tifosi. Per gol, movimenti, leadership. La dirigenza l’aveva dichiarato, ponendo massima priorità sul centravanti. Così a inizio estate è stato definito l’acquisto: cinque anni di contratto, 18 milioni di euro in totale, bonus compresi. E quel posto assicurato al centro dell’attacco.
Kean non è soltanto finalizzazione, anche se con le sue quattro reti in sei giornate tra campionato e Conference è in linea con la sua miglior partenza ai tempi del Psg. Nelle prime sfide di questa stagione, però, si è distinto insieme a Dodo anche per numero di dribbling riusciti. Segno che più volte ricerca lo strappo, la superiorità numerica, la rapidità nello stretto. Due reti su cinque tiri totali in porta, il migliore della Fiorentina per duelli vinti (23 in tutto) ma anche ai primi posti per duelli persi (24). Sotto questo aspetto Kean dovrà migliorare, anche perché molto passa dai suoi piedi e dalla sua testa: nove sono infatti i duelli aerei persi.
I margini per affinare e migliorare ci sono, eccome. Kean aveva necessità di trovare una piazza che gli permettesse di esprimersi in serenità. Palladino ha disegnato l’attacco pensando a lui. Che sia 3- 4- 2- 1 o 3- 5- 1- 1, il tecnico ha previsto un supporto vicino al suo riferimento offensivo. L’idea è quella di mettere alle sue spalle la coppia formata da Colpani e Gudmundsson. Non è ancora chiaro se l’islandese riuscirà a partire titolare domenica contro la Lazio, al Franchi. Ma il concetto rimane lo stesso. Con due giocatori di qualità alle spalle dell’attaccante, Palladino conta di poter oliare al meglio la sua potenziale macchina da gol. Non tutto, infatti, ricadrà su Kean. Anzi, semmai Moise rappresenta al meglio il prototipo di centravanti moderno: chiamato a finalizzare, certo, ma anche a rifinire, creare spazi, proteggere il pallone per far salire la squadra e scaricarlo sugli esterni, infilarsi tra i difensori avversari e non dare punti di riferimento.
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Redazione LaViola.it