In fondo la Fiorentina è lì, e chi lo avrebbe mai detto. Sedici punti in dieci partite, quanto basta per essere ottavi. E se nel recupero di Genova contro Juric & co. arrivasse una vittoria, virtualmente sarebbe sesta, a braccetto con l’Atalanta (non proprio una diretta rivale) e a -3 dal terzo posto. Insomma, fra critiche, sogni svaniti, tristi realtà e difficoltà… poteva andare anche peggio. Visto che, tra i tifosi, c’era pure chi parlava di lotta salvezza.
E invece alla fine la Fiorentina, in qualche modo, è lassù dopo una settimana altalenante. La scorpacciata di Cagliari, il pareggio sotto il diluvio contro il Crotone e la vittoria di rigore a Bologna nel derby. Un saliscendi. Ora l’Europa League contro uno Slovan Liberec apparso modesto a casa sua e sicuramente non battagliero al Franchi, l’occasione perfetta per testare la migliore Fiorentina. Soprattutto tatticamente. Già, perché dietro a qualche timido sorriso ritrovato in casa viola, c’è soprattutto lo zampini (sottoporta) di Nikola Kalinic. Letteralmente rinato il croato, tra la tripletta di Cagliari ed il gol-vittoria a Bologna. In Europa, fin qui, ha funzionato la doppia punta: intesa, gol e vittorie accanto a Babacar. In campionato invece è il 4-2-3-1 ad aver stuzzicato di nuovo il fiuto offensivo di Kalinic. Finalmente. Quale sarà la soluzione migliore? Se lo chiede anche Sousa che intanto oggi preparerà la sfida ai cechi per blindare una qualificazione ormai già quasi in cassaforte. Con un occhio anche alla classifica di Serie A.
Domenica al Franchi arriverà la Sampdoria, avversario spesso ostico. Come Giampaolo, uno che lo scorso anno con l’Empoli imbrigliò Sousa sia all’andata che al ritorno. Non giudicate le difficoltà blucerchiate quindi, ma badate alla sostanza. Quella che cercherà di nuovo il portoghese. Con la doppia punta o il 4-2-3-1, forse lo capirà giovedì. Ma tanto, l’importante, è che qualcuno segni. E i segnali di Kalinic sono più che confortanti. Come una classifica che, in fondo, così male non è.
Di
Guido Barucco