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Kalinic a giugno andrà via, ora non molla. Niente Cina per il croato, ma l’Inghilterra
No inequivocabile alla Cina, confermato a ripetizione. Nikola ha una sola parola e ha deciso di restare a Firenze. In queste ore lo ha detto e ridetto, contagiando pure i suoi manager. Niente da fare, lui non torna indietro. Meno male che ha tagliato la testa al toro, perché in questi giorni la paura è stata un ospite indesiderato e insopportabile ad un tempo.
Passeggiava per le strade della città e pareva sempre dirigersi verso viale dei Mille e la zona di Campo di Marte. Prima era autentico terrore, poi alla fine di gennaio tutto era parso attenuarsi. Come se la luce avesse fatto fare un passo indietro alla notte. Nikola Kalinic l’aveva affrontata e scacciata quasi da solo o, se preferite, armato di una clausola rescissoria per 50 milioni di euro usata come clava.
In Cina non vado, aveva fatto sapere attraverso la rete, resto a Firenze. Fine dell’incubo, abbiamo pensato tutti. Invece qualche timore era rimasto. Colpa del calcio-mercato asiatico e del suo prolungamento, fino all’esaurimento dei giorni di febbraio. Comunque a dare una mano al croato c’era stato pure il direttore Corvino che davanti alla domanda se non avesse paura che potesse spuntare ancora l’ombra cinese aveva replicato: «No, perché Kalinic ha deciso di restare ed è un uomo…». Più o meno le sue parole scaccia-tensioni erano state queste. Eppure nemmeno allora si era fatta luce completa.
Certo Kalinic non può mica smentire l’addio a ogni pie’ sospinto. Lo aveva fatto una volta per tutte. Ma Firenze non ha mai smesso di tremare. Il croato a Roma non c’era. Infortunio ha scritto la società viola, con un «report» che qualcuno ha letto come un amplificatore di paura e dubbi.
Nikola sta riflettendo? Dalla Cina sono arrivate altre offerte per lui e la «copertura» della clausola per la Fiorentina? Intanto il giocatore per non alimentare dubbi e paure si faceva una girata per le vie della città, con la famiglia. Tutto regolare, hanno pensato gli ottimisti, anche se intanto la Fiorentina orba del suo attaccante veniva «spenta» dalla Roma.
La paura invece che andarsene insisteva a restare fra le mura di Firenze. Anche perché a Pisa, all’uscio di casa viola, arrivavano Cannavaro e il suo club. Casualità o ammonimento? Premesse al colpo mortale? Già, perché paura o non paura, se davvero dovesse arrivare l’offerta temuta (o auspicata come sospettano una parte dei fiorentini) e se Kalinic passasse dal no al forse, vediamo, parliamo, il club viola si sarebbe troverebbe davanti all’impossibilità di negare o l’ineluttabilità della situazione o, peggio, l’accettazione di una trattativa.
Trappole cinesi o, se preferite, cinquanta sfumature di… giallo. Tutto comunque sarebbe passato attraverso il croato che proprio in questi giorni, forse anche un po’ risentito dell’enorme tensione che lo circondava aveva fatto sapere per la seconda volta che lui da Firenze non si muoveva. Poi, stanco, ha liberato il suo «no» fortissimo. Non va. Sicuramente lo farà un domani, ma non per volare verso la Cina. Il suo programma è diverso: stabilire il record di gol segnati nella stagione e in campionato, andando verso quota venti.
Poi forte anche dei nuovi numeri a giugno parlerà con la Fiorentina e magari strapperà una soglia inferiore per lasciare la casacca viola. Per andare sì altrove, ma verso un campionato che gli piaccia, magari quello britannico. Facendo contenta pure la Fiorentina che tanto la rivoluzione dovrà comunque affrontarla. Il ciclo-Montella&Sousa è alle corde, ne dovrà nascere uno nuovo. Partiranno altri come Kalinic, magari nella speranza che a Corvino vengano lasciate, in grandissima parte se non tutte, le plusvalenze susseguenti, da rinvestire in un progetto nuovo e giovane.