Dallo Stadium all’Atalanta, alla ricerca di positività verso la partita dell’anno. Il duro compito dell’Aeroplanino, tra strategie e rimedi.
“Fidatevi del mio entusiasmo”, disse Vincenzo Montella mercoledì scorso, nel giorno del suo ritorno a Firenze. Si sta chiudendo una settimana di ribaltoni fiorentini che ha portato polemiche, inasprito contestazioni e allargato divisioni da più parti. Da Pioli a Montella, dalle dimissioni a un ritorno inaspettato (specie per come si era chiuso il primo ciclo), nel mezzo summit, frecciatine e comunicati. Il campo ha poi confermato le difficoltà della squadra: un gruppo con dei valori (più umani che tecnici) ma in questo momento timoroso, come ha commentato il neo tecnico. Impensabile vedere da subito rivoluzioni e cambiamenti epocali per una squadra ormai attestata da tempo al 10° posto, che in stagione ha regalato tanta mediocrità tecnica e solo qualche acuto verso l’alto.
NUOVE IDEE, VECCHI PROBLEMI. Se contro il Bologna sono state confermate le difficoltà offensive e i limiti tecnici della squadra, un piccolo passo avanti è stato fatto dal punto di vista della solidità difensiva. Porta inviolata dopo 9 partite in cui i viola avevano sempre preso gol (ben 17, media di quasi 2 reti al passivo a gara). Montella è ripartito da una difesa a tre bloccata, con Biraghi a fare il quarto e un centrocampo a fungere da buon filtro. Un’idea dalla quale ripartire, che si aggiunge alla volontà – ma spesso solo quella – di giocare un po’ più il pallone rispetto al recente passato. Lontani, lontanissimi ovviamente i tempi del tiki-taka e di un calcio divertente, con tanti giocatori che non hanno nelle corde il fraseggio nelle sue diverse modalità. Questione di interpreti, di adattabilità e quant’altro. Tutto nasce ovviamente dal centrocampo, ma non solo. In tutti i reparti è impensabile fare paragoni (anche solo prettamente a livello tecnico individuale) con la precedente Fiorentina di Montella.
AUTOSTIMA. Il tecnico campano ha lavorato in questi giorni sul campo e sulla testa dei giocatori, un gruppo attaccato sì a Pioli e al suo staff per tutto quello che hanno passato insieme, ma anche che da troppo tempo ha perso quell’entusiasmo e quell’ottimismo che dovrebbe essere linfa vitale specie per una squadra molto giovane. Calo evidente dei singoli, poca intesa di squadra nei momenti e nelle zone di campo decisive, e la classifica ne è una conseguenza. Ma con l’avvicinarsi della sfida di Bergamo, il compito principale è proprio questo: ritrovare coraggio e voglia di fare, scrollarsi la paura. Contro la Juve, sabato, c’è il rischio concreto di capitolare ancora, ma può essere anche il palcoscenico giusto per riaccendere qualche scintilla emotiva e prepararsi alla vera ‘battaglia’ di Bergamo.
DIECI GIORNI. Dalla Juve all’Atalanta, dallo Stadium a Bergamo. Dieci giorni di passione per la Fiorentina, dal rischio di fare da sparring partner Scudetto dei bianconeri al tutto o niente contro i nerazzurri. Dopo settimane di scarse motivazioni e lento progredire, adesso due sfide che accendono gli animi. Del resto, negli scontri contro le big raramente i ragazzi viola hanno steccato approccio o atteggiamento quest’anno, pur spesso raccogliendo poco o meno del meritato. Adesso è un obbligo evitare figuracce contro la Juve, provare a riaccendere una scintilla di ottimismo, sentire odore di sfida decisiva con l’avvicinarsi della Coppa.
TURNOVER O NO? Una gara importante, sabato, anche per Montella. Che continua a conoscere i suoi ragazzi, sa bene cosa vuol dire uno Juventus-Fiorentina, ma chiaramente pensa anche in ottica Bergamo. Un banco di prova importante – visti poi i tempi ridotti – verso la sfida ‘vera’ contro l’Atalanta, ma anche la necessità di non rischiare i migliori e non portare all’usura qualche giocatore che non sta benissimo. Da sabato a giovedì, la Fiorentina avrà 48 di riposo in più rispetto all’Atalanta (che giocherà lunedì a Napoli), al contrario di quanto era successo nella gara d’andata di Coppa, ma la vicinanza delle sfide impone riflessioni e strategie. A livello fisico e psicologico. Chiesa, Muriel, Benassi, Edimilson e gli altri: che minutaggio contro i bianconeri?
AVVICINAMENTO. Riflessioni e idee per Montella e il suo staff. “Fidatevi del mio entusiasmo”, aveva detto l’Aeroplanino, ma non è facile riportare positività in questo contesto, con una vittoria che manca da due mesi e sorrisi messi nell’armadio da un po’. Poi c’è la questione tattica: come giocare contro l’Atalanta? Poco tempo e spazio per provare, di sicuro le mosse di Pioli negli incroci di quest’anno con i nerazzurri potranno servire come esperienza. Cosa conservare, cosa cambiare. Difesa a tre, copertura sugli esterni, tridente o attacco a due, Chiesa sulla fascia o davanti. Diversi modi di affrontare un’Atalanta che corre e che fa dell’intensità, della forza sulle fasce e della qualità del trio davanti le armi migliori. Per una Fiorentina costruita in maniera diversa, senza terzini ed esterni di ruolo che possano stare al passo (a parte il solo Chiesa che però potrebbe essere ‘sacrificato’ lontano dalla porta), e senza mediani puri per fare il giusto contenimento in mezzo. Dove, tra l’altro, passano diversi dei problemi per un gioco mai decollato dal punto di vista di spettacolo e fluidità. La sfida dell’anno si avvicina, i tifosi hanno rilanciato il loro appoggio e già esaurito i biglietti per il settore ospiti di Bergamo. Dieci giorni di passione, alla ricerca (quasi disperata) di uno scatto d’orgoglio. Ma prima c’è la Juve.
Di
Marco Pecorini