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Italiano scuote il gruppo: ora c’è da dare di più. Quante difficoltà verso Lazio e Atalanta
Il tecnico aveva chiesto rinforzi ‘italiani’ per integrarli subito, con i nuovi invece c’è bisogno di tempo. Ma alla ripresa ci sono già due gare decisive
Punto, e a capo. Se non è come ripartire dall’inizio, per Vincenzo Italiano, poco ci manca. Sia chiaro, però: se c’è una cosa che non spaventa il mister è il lavoro. E così ieri, al primo giorno del «dopo Vlahovic», il mister è ripartito con più determinazione di prima. Ha parlato alla squadra (scossa per l’addio del bomber) e ha detto che d’ora in poi tutti, da lui in giù, dovranno metterci qualcosa in più. Fin da subito. Anche perché all’orizzonte non ci sono due partite banali, scrive il Corriere Fiorentino.
DIFFICOLTA’. Prima la Lazio, in campionato, poi l’Atalanta, nei quarti di Coppa Italia. Due sfide dalle quali passano molte delle ambizioni europee della Fiorentina, e che l’allenatore dovrà preparare in condizioni precarie. Prima di tutto perché i sudamericani (Quarta, Nico Gonzalez, Torreira e Pulgar) torneranno soltanto a circa 48 ore dalla sfida con Sarri. Senza contare che Torreira è positivo al Covid (ed è quindi a rischio) e che il suo naturale sostituto (Pulgar) rientrerà (appunto) solo all’ultimo momento, con il peso di partite e viaggi nelle gambe. Biraghi a proposito ha già lasciato Coverciano. Per lui qualche linea di febbre e niente più. E poi c’è l’attacco. Senza Vlahovic, e con Nico in Nazionale, Italiano sarà chiamato reinventare totalmente la fase offensiva. Anche perché sia Piatek sia Cabral (poco abituati a legare il gioco) hanno caratteristiche diverse da Dusan e avranno bisogno di molto tempo per mettersi in pari.
ADATTAMENTO. Un po’ come Ikoné. Non a caso, il mister, avrebbe preferito che arrivassero rinforzi italiani o, comunque, abituati alla serie A. Gente come Berardi, Scamacca, Milik o Schick, per intendersi. Gli ultimi tre, in particolare, come prime punte sarebbero state più in linea con i principi di gioco dell’allenatore. Servirà tantissimo lavoro. Del resto, fu così anche con Vlahovic.
