Nessun rinforzo offensivo fin qui, nonostante i vari messaggi lanciati dal tecnico. Ma la società ha l’occasione per stupire tutti
A Firenze il tempo scorre in fretta, ma la memoria del tifoso raramente si scalfisce. Chiedere ai Della Valle e a Cognigni quanto ha pesato quell’uscita sui tifosi “clienti” di diversi anni fa, oppure il “non ci faremo trovare impreparati”, o le frasi sul “progetto” raramente concretizzatisi. Concetti tirati fuori migliaia di volte fino allo strappo finale. E se le battute sul “frigo pieno” di Joe Barone hanno ricordato paragoni culinari sulle “omelette” di sousiana memoria, in tanti trovano analogie tra quel mercato di gennaio 2016 che tagliò le ali ad una Fiorentina tornata perfino in testa alla classifica, e quello di adesso che non ha supportato (se non con il buon Faraoni arrivato da un paio di settimane) una Fiorentina che aveva chiuso al 4° posto il 2023.
UNA SOLA VITTORIA (AI RIGORI). I numeri del resto parlano di una Viola che nel 2024 ha vinto una sola partita, ai rigori, in Coppa Italia contro il Bologna, perdendo malamente la semifinale di Supercoppa contro il Napoli e racimolando un solo punto in campionato tra Sassuolo, Udinese e Inter. Un totale di due soli gol fatti e sette subiti in cinque partite (in quattro delle quali rimanendo a secco di reti). Insomma, dall’inizio del nuovo anno e del mercato la Fiorentina è tornata ad incartarsi su sé stessa. Rispolverando vecchi problemi ma soprattutto dovendo far fronte ad un’emergenza vera in attacco. Chi si aspettava pronti-via, ad inizio gennaio, almeno un innesto davanti è rimasto subito deluso. Così come chi sperava che almeno per la Supercoppa ci potesse essere qualcuno che potesse in parte rimpiazzare Gonzalez, Sottil e Kouame. Niente.
LA REAZIONE DI ITALIANO. E dalla reazione di domenica sera al Franchi tra i più delusi è parso essere anche l’allenatore. Italiano aveva lanciato più volte messaggi a fine 2023 (“Abbiamo perso due pezzi importanti sugli esterni, avevamo già in mente di fare qualcosa in quella zona di campo”), per poi ribadire concetti in tv e nelle (rare) conferenze ad inizio anno solare (“Eravamo cinque e siamo rimasti in due. E’ chiaro che siamo in pochi, ne abbiamo già parlato, dobbiamo fare qualcosa in quella zona di campo“). Dopo l’Inter, gara in cui la Fiorentina ha comunque retto a testa alta meritando probabilmente di non uscire sconfitta (se almeno Nico avesse segnato il rigore), il tecnico a domanda precisa si è affrettato a rispondere con una mezza battuta, che però di simpatico non conteneva niente. A partire dalla sua faccia. “A posto così, non mi aspetto niente”. Parole che hanno acceso ancor più la piazza. Tra le diverse fazioni. Chi ricorda le parole di Commisso (“i soldi non sono un problema”) e rivive vecchie ombre dei tempi di Sousa, e chi invece sostiene la società in un mercato di gennaio da sempre difficile, criticando magari Italiano per non aver semmai battuto più forte i piedi come magari hanno fatto Thiago Motta, Juric a suo tempo o altri suoi colleghi.
L’OCCASIONE PER FAR RICREDERE TANTI. La verità però è che la Fiorentina ha giocato le ultime gare del 2023, più le cinque di gennaio con il mercato aperto, in grandissima emergenza, buttando via il primo grande obiettivo stagionale e compromettendo il bel vantaggio che aveva in campionato. Non c’è ovviamente riprova che uno-due acquisti avrebbero potuto ribaltare la situazione, ma magari dare una mano sì. Ora però la società ha una grande opportunità: far ricredere quella parte di Firenze che è sempre più scettica per questo mese di trattative. Perché in fondo nel calcio strutture e impegno politico sono fondamentali, essenziali, ma il tifoso poi guarda il campo e soprattutto è da sempre animato dalle operazioni di mercato.
GLI ULTIMI GIORNI. Si diceva a fine dicembre che sarebbe stato un mese crocevia per le ambizioni della gestione Commisso, perché una Fiorentina quarta in classifica contro ogni previsione non si vedeva da tempo. Ormai gran parte del mercato è andato, ma la coda è tutta da vivere. Intermediari e non solo si stanno muovendo anche verso situazioni interessanti (vedi Gudmundsson, Valentin Carboni o Luciano Rodriguez), che presupporrebbero investimenti importanti, oltre ad un Ruben Vargas lasciato lì ‘in ghiaccio’ da settimane (evidentemente si spera di trovare qualcosa di meglio). Commisso e la sua dirigenza hanno l’occasione per stupire tutti, per riaccendere una fiammella che si sta spengendo, dare linfa nuova ad una Fiorentina che aveva stupito fino a dicembre. È vero che all’orizzonte ci sono tempi complicati sul fronte stadio, in cui ci saranno minori introiti e nuove spese (il dg ha già avvisato a più riprese), ma tirarsi indietro ora aprirebbe una spaccatura forse non da poco con la città. Memori, ancora, di quel gennaio 2016 tra Benalouane, Tino Costa e compagni.
Di
Marco Pecorini