Editoriali
Italiano cambia e la Fiorentina torna a vincere. Il centravanti resta un problema: Beltran sfrutti la sosta per prendersi il posto
Da Piatek-Cabral-Jovic a Nzola, se viene sempre adattato Kouame vuol dire che il problema non è risolto. Ma intanto la Viola si rialza e torna a guardare con ottimismo la classifica
Più operaia e meno snob, più determinata e meno superficiale. Così la Fiorentina è tornata a vincere prima della sosta di novembre, respirando finalmente aria buona dopo settimane complicate. Certo, non c’è il clima del post-Napoli e della sosta di ottobre, quando tutto l’ambiente annusava anche il profumo del 3° posto, ma la vittoria contro il Bologna conta parecchio. Per i tre punti innanzitutto, che permettono alla Fiorentina di riportarsi al 5° posto con l’Atalanta a 20 punti, a -1 dal Napoli 4° e a -3 pure dal Milan 3° che sarà avversario a San Siro alla ripresa.
RICARICA. Ma il successo contro Thiago Motta ha un significato ulteriore. Perché ferma una squadra decisamente in salute che veniva da 11 risultati utili tra campionato e Coppa Italia, stoppa l’euforia dell’ambiente bolognese che già pregustava la prospettiva di scalzare la Fiorentina come outsider delle ‘sette sorelle’, ma soprattutto ricarica la piazza di Firenze che dopo tre sconfitte di fila senza segnare in campionato iniziava a ribollire. Nel mezzo, poi, c’era stata anche la vittoria striminzita, molto opaca, in Serbia contro il Cukaricki. Insomma, la risposta è arrivata forte e chiara.
IL CAMBIO DI GIOCO. Anche perché Italiano ha saputo finalmente cambiare impostazione di gioco. Non tanto a livello di schema tattico, ma di concetti di calcio. Meno possesso palla insistito e più verticalità, ritmi più alti e pressione offensiva tornata a livelli importanti. La Fiorentina ha preparato la partita contro il Bologna di fatto in meno di 24 ore, ma il tecnico e il suo staff hanno saputo trasmettere i concetti giusti. Aiutati, in un certo modo, dallo stile di calcio di Thiago Motta. Che forte del momento magico era venuto a Firenze senza paura, per confrontarsi anche a campo aperto, prendendosi dei rischi. E questa Fiorentina, ormai si è capito, si sa esprimere meglio in questi contesti. Mentre fa molta più fatica contro squadre come la Juve, l’Empoli, ma anche per certi versi la Lazio e poi il Cukaricki visto in Serbia, che invece aspettano, magari chiudendosi basse, per poi affondare negli spazi in ripartenza.
PIU’ BASSA E PIU’ AGGRESSIVA. L’esempio arriva nei numeri. La Fiorentina contro il Bologna ha sì collezionato un possesso palla del 39%, ma ha tenuto tanto palla (8 minuti sui 20 complessivi) nella metà campo avversaria. Mentre la squadra di Thiago Motta ha giocato con il pallone tra i piedi ben 25 minuti e mezzo (l’82% del proprio possesso) nella sua metà campo, palleggiando nella metà viola solo per 5′ e 46 secondi (dati Lega). E poi il baricentro medio: nel primo tempo Viola a 53,9 metri contro i 46,5 del Bologna, mentre nella ripresa la Fiorentina si è vistosamente abbassata dopo il vantaggio con un baricentro medio di 44,5 metri contro i 5,2 rossoblù. Contro la Juve, per intendersi, i viola avevano mantenuto un posizionamento medio sui 62 metri. Insomma, la formazione di Italiano ha saputo colpire e abbassarsi quando serviva, rischiando sì in alcune occasioni tra decisioni arbitrali e parate di Terracciano, ma arrivando alla fine al risultato. Con Italiano che per portare a casa i tre punti non si è ‘vergognato’ di inserire centrali di ruolo a ripetizione (nel finale c’erano Milenkovic, Quarta, Ranieri, Comuzzo e Mina).
UNA (MEZZA) BOCCIATURA. Quindi bene così, per una Fiorentina non perfetta che dovrà lavorare su tanti aspetti ma che comunque ritrova il sorriso e un nuovo modo per arrivare al risultato. Mentre ancora non riesce ad uscire dal tunnel psicologico M’Bala Nzola. La sostituzione all’intervallo di Italiano, pur con Beltran indisponibile, suona quasi come una bocciatura. Magari non definitiva, senz’altro, ma comunque indicativa di come anche il tecnico, dopo aver difeso ad oltranza il proprio centravanti, si aspettasse e si aspetti qualcosa di ben diverso dall’angolano. Anche perché lo stesso Italiano ha motivato poi il cambio con spiegazioni di natura tecnica, confermando di voler puntare sulle caratteristiche di Kouame che poteva garantirgli ben altro lavoro sul fronte offensivo. E così infatti è stato nella ripresa.
SENZA REAZIONE. Quello di Nzola resta però un caso da gestire. Non solo per gli oltre 12 milioni spesi per prendere un giocatore fortemente voluto da Italiano. Ma anche perché c’è da riattivare un giocatore che sembra entrato ormai da settimane in un tunnel psicologico. Emblematiche sono state le ultime due partite. A Leskovac l’angolano si era conquistato un rigore con un’azione che per certi versi ricordava i tempi di La Spezia, con taglio in profondità e tocco ad anticipare il portiere. Poi però, tralasciando anche il rigore calciato in maniera discutibile (ma anche questo è un fatto indicativo), Nzola non ha avuto reazioni, disputando il resto della gara sulla falsa riga delle prestazioni precedenti. Cioè dando l’impressione di essere un corpo a parte rispetto alla squadra, non ‘battagliando’ in mezzo all’area come dovrebbe fare, avendo quasi paura nel cercare le giocate. Stessa cosa contro il Bologna. Aveva fatto un bel lavoro in area offendo a Bonaventura la palla poi tramutata in un gran gol da Jack. Poi però si è disperso tra i centrali bolognesi, ed emblematica è quell’azione di ripartenza viola in 2 contro 2 in cui Bonaventura prende palla e sterza, ma Nzola fa il movimento opposto andandosi a nascondere nel corridoio cieco.
LA SOSTA DI BELTRAN. La Fiorentina e Italiano senz’altro devono modificare qualcosa nello stile di gioco per aiutare i due centravanti, ma soprattutto andrà fatto un lavoro specifico su Nzola perché l’ex Spezia non può essere certo questo. Però i prossimi dovranno essere anche giorni importanti per Beltran. Fuori dalla Nazionale, nonostante i tentativi fino alla fine di Scaloni, per una contusione al costato che lo ha escluso dalle ultime due partite della Fiorentina. Verosimilmente però l’argentino tornerà ad allenarsi presto con il gruppo, e sarà un momento fondamentale per la sua crescita e l’inserimento nel calcio di Italiano. Perché giocando ogni tre giorni, e andando ad ogni sosta in Argentina per poi rimanere sistematicamente in tribuna, l’ex River ha svolto pochissime sedute specifiche sui movimenti con o senza palla. Ora potrà farlo, con più calma e senza l’assillo di una partita da preparare in poche ore. Una sosta che può restituire un Beltran diverso, capace di prendersi finalmente la Fiorentina. Segnali chiari c’erano stati prima della Juve, la pausa Nazionali va sfruttata al massimo.
IL PROBLEMA SENZA SOLUZIONE. Anche perché dopo due anni si torna sempre lì: la Fiorentina ha un enorme problema centravanti. Da Piatek-Cabral a Cabral-Jovic, fino a Nzola-Beltran, alla fine però nel momento di difficoltà e del bisogno Italiano è ‘costretto’ ad adattare Kouame come centravanti. Cabral si sbloccò l’anno scorso quando iniziò a battagliare su ogni pallone con regolarità e quando iniziò ad essere servito più in verticale o negli spazi. Un lavoro lungo che alla fine portò risultati. Nzola deve (e può) fare un percorso simile, ma deve avere la determinazione del brasiliano. Però ora deve arrivare anche il momento di Beltran, il grande investimento per presente e futuro della Fiorentina. Una sosta che deve servirgli per prendersi la Viola.