Mettiamola così: dopo la delusione russa, o svedese che dir si voglia, l’Italia avrà subito un’occasione per riscattarsi. E magari entrare nella storia, iscrivendo per prima il suo nome in un nuovo albo d’oro. Arriva la Nations League. In altri tempi, esclusi a brutto muso dal Mondiale 2018, avremmo potuto puntare all’Europeo 2020: il solito ciclo biennale. Ora c’è questo nuovo torneo: debutta mercoledì 24 a Losanna con il sorteggio dei gruppi e si assegna negli anni dispari, cominciando da giugno 2019. Chi può essere più motivato degli azzurri?

Serviva un nuovo torneo? «Sì, perché nel calendario internazionale c’erano tante date libere. Abbiamo pensato di trasformare alcune amichevoli in partite ufficiali, di maggior interesse sportivo ed economico. Senza che le amichevoli scompaiano: saranno però molte di meno. Oltretutto per le grandi è facile organizzare amichevoli importanti, per le piccole no: in questo modo si fa un servizio anche al calcio in generale».
La Nations sembra un torneo affascinante, veloce, ma un po’ complicato. «Se sgombriamo il campo dai pregiudizi, non è così complicato. Le 55 nazionali europee sono divise in 4 serie. In ogni serie ci sono 4 gruppi. Le vincenti dei 4 gruppi sono promosse, le perdenti retrocedono. Infine, le 4 vincenti dei gruppi del primo livello si giocano il torneo in una final four».
La Nations incrocia l’Europeo. «Questo è un altro motivo d’interesse: i due tornei saranno in simbiosi, nessuna cannibalizzazione. Le qualificazioni dell’Euro non cominciano più a settembre, ma a marzo, dopo i gruppi di Nations. E il sorteggio dei 10 gruppi di qualificazione all’Euro sarà fatto proprio in base ai risultati della Nations».
Cioè? «Le prime 10 della Nations saranno in prima fascia; poi le ultime 2 della serie A e la prime 8 della serie B in seconda fascia; e avanti così. Dopo i gruppi di qualificazione che assegneranno 20 posti per l’Euro, per i 4 rimanenti si andrà alle classifiche della Nations: i migliori di ogni serie non ancora qualificati faranno gli spareggi».
La serie A, quella che riguarda l’Italia, prevede 4 gruppi da 3 nazionali l’uno, con andata e ritorno. Quattro partite per squadra, un torneo veloce, da club… «La Nations creerà più spettacolo: sarà un po’ come le competizioni per club, un grande torneo a gruppi, con finali a eliminazione diretta, per nazionali. L’Uefa gestisce alla grande gli uni e gli altri, negli spazi riservati dal calendario internazionale. Non c’è nessuna concorrenza tra i due mondi, come dimostra il grande successo, oltre le aspettative, sia della campagna di vendita dei diritti tv delle coppe per il triennio 2018-21, sia delle qualificazioni per il quadriennio 2018-22».
Arrivare ultimi nel gruppo significa retrocedere in Serie B. «D’altra parte è la filosofia storica dei tornei per club, con promozioni e retrocessioni. Un principio puramente sportivo che prevede il rischio di scendere di categoria. Ma anche di vincere una coppa importante tra Europeo e Mondiale. E poi comunque, per una grande, la B significherebbe giocare sempre contro squadre dei primi 50 del ranking mondiale».

Di
Redazione LaViola.it