Senza Brozovic, ancora il duo qualità a guidare il centrocampo interista. Occhio agli esterni, davanti Dzeko con Lautaro
L’Inter si aggrappa alla formula Barcellona per continuare la risalita. Dopo un avvio di stagione altalenante, Simone Inzaghi ha trovato le chiave per la sua Inter 2.0. E lo ha fatto nella condizione mentale più complessa, col rischio eliminazione dalla Champions dietro l’angolo e senza due titolarissimi come Brozovic e Lukaku. Contro un avversario di primissima fascia come il Barcellona, l’Inter non ha tremato e anzi si è ritrovata: più compatta, più affamata, più umile, più squadra. Così scrive La Gazzetta dello Sport sull’Inter.
LA CHIAVE. Paradossale, ma senza il motore principale – Brozovic – la squadra ha cambiato marcia con i due motori di emergenza – Calhanoglu e Mkhitaryan – cancellando in meno di due settimane l’annosa Brozo-dipendenza che nella scorsa stagione costò una grossa fetta di scudetto. Con Calha e Micki al comando, l’Inter ha messo il turbo e sono arrivate le vittorie contro Barcellona, Sassuolo e Salernitana, oltre al pari del Camp Nou che di fatto ha regalato all’Inter la possibilità di avere in mano il suo destino europeo.
COPPIA VINCENTE. Squadra che vince non si cambia, o almeno non si toccano quei meccanismi che hanno aiutato a voltare pagina. Domani a Firenze giocherà la formazione migliore perché c’è tempo per recuperare energie per la Champions. E sarà la stessa che è andata a un passo dall’espugnare per la prima volta nella storia nerazzurra il Camp Nou, ad eccezione dell’inserimento di Acerbi in difesa al posto di Bastoni, come già visto nell’ultimo match di campionato contro la Salernitana. E in mezzo al campo, saranno ancora Calhanoglu e Mkhitaryan a dettare i tempi dell’azione e della pressione: la strana coppia funziona, perché sa integrarsi bene nelle due fasi di gioco e perché l’intelligenza tattica dei due aiuta a non dare punti di riferimento agli avversari, esaltando la qualità del palleggio nerazzurro. Calha e Micki sanno scambiarsi la posizione a seconda del momento e della pressione degli avversari: quando uno di abbassa a ricevere, l’altro si va a infilare tra le linee avversarie, spezzando l’equilibrio numerico in mezzo al campo. E la loro gestione non solo asseconda più velocemente il movimento delle punte, ma rende Barella più libero di lanciarsi nell’area avversaria: per info, chiedere a Barcellona e Salernitana (ultime due vittime delle incursioni di Nicolò) l’effetto che fa.
ALI. Se il centrocampo è stato la chiave della svolta, la spinta per la ripartenza è arrivata dalle ali e l’ascesa di Federico Dimarco è stato un fattore determinante. Con Dumfries dall’altra parte, l’Inter ha ritrovato le ali per volare. Non si vola, però, senza l’uomo del gol. Dzeko è stato straordinario sin qui, ma Barcellona è stato il trampolino per Lautaro Martinez, tornato al gol dopo lunga astinenza.
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Redazione LaViola.it