Editoriali
Inizia l’era Palladino, parola chiave ambizione. Commisso chiede scusa: che sia cambiato qualcosa?
Con l’annuncio a sorpresa da parte dei dirigenti Pradè e Ferrari, è iniziata ufficialmente l’era di Raffaele Palladino alla Fiorentina. Nelle poche dichiarazioni rilasciate – la conferenza stampa ufficiale di presentazione la vedremo più avanti – l’ex tecnico del Monza si è mostrato entusiasta di questa nuova avventura professionale e voglioso di cominciare.
Una scelta legata all’ambizione di Palladino, ha rivelato Pradè. Non solo: una scelta per riportare entusiasmo anche dentro le mura del Viola Park, dopo l’amarissimo boccone inghiottito in finale di Conference League: “La sconfitta è ancora difficile da accettare e ci vorrà del tempo, quindi una nuova energia è necessaria anche per noi”, ha spiegato con sincerità il ds viola.
Ma Palladino è davvero una scelta ambiziosa per la panchina viola? Di certo non è un nome altisonante, con grande forza mediatica, come sarebbe stato Sarri, ma lo status non è tutto. Palladino è un allenatore emergente, in ascesa, che ha ben fatto nella stagione e mezza a Monza e che muore dalla voglia di misurarsi in un’esperienza professionalmente più appagante. In questo, somiglia molto a Vincenzo Italiano quando arrivò alla Fiorentina – sebbene in quel caso non fu lui la prima scelta, bensì Gattuso, poi ricordiamo tutti come andò a finire –. È questo il profilo che ricerca la società e, sulla carta, è una scelta più che comprensibile.
Se poi l’ambizione sventolata a parole verrà convertita in fatti, lo vedremo nell’imminente finestra di calciomercato. Intanto, però, qualcosa è cambiato nel modus operandi della società. Era da tempo che i dirigenti della Fiorentina non parlavano in una conferenza stampa, visto che le direttive in casa viola erano quelle di una gestione autarchica della comunicazione. Tuttavia, dopo aver ascoltato le loro parole, la scelta tornare a confrontarsi con i giornalisti sembra essere stata vincente. Una conferenza stampa, se gestita bene, permette di spiegare, di chiarire eventuali incomprensioni e, in questo caso, anche di fare ammenda.
Infatti, il presidente Commisso in una lettera dedicata ai tifosi e letta da Ferrari ha chiesto scusa per il mercato di gennaio. “Mi dispiace e chiedo scusa per il mercato di gennaio, anche io mi aspettavo e speravo in qualcosa di più per aiutare la squadra, ma non ci sono state tutte le condizioni o non siamo stati così bravi a trovarle, per riuscire a fare le operazioni che ritenevamo utili per migliorare la rosa.”, ha dichiarato il patron gigliato. Il che è una notizia, perché abbiamo imparato a conoscere Rocco e delle scuse del genere non sono frequenti.
Se qualcuno si aspettava un “muro contro muro” dopo il comunicato della Curva Fiesole, Commisso ha invece fatto la scelta non banale di scusarsi senza “se” e senza “ma” per qualcosa che a gennaio evidentemente non ha funzionato. Poco dopo, lo stesso Ferrari ha allargato le scuse anche alla cattiva gestione comunicativa dopo la sconfitta con l’Olympiacos, con nessun tesserato della Fiorentina che si è presentato ai microfoni per la “troppa delusione”. Parole che non si possono che apprezzare, perché si riferiscono a due ambiti dai quali la Fiorentina usciva davvero male e non ci poteva essere modo migliore per ripartire che chiedere scusa.
Infine, Commisso ha smentito categoricamente le voci di un’imminente cessione della società. Perciò, si riparte. Si riparte da un nuovo allenatore, con idee diverse ma non diametralmente opposte rispetto a quelle di Italiano, e con il calciomercato. Con un nuovo dirigente Goretti, che affiancherà Pradè. La priorità sarà ancora una volta il centravanti. Anche in questo caso, il ds viola si è assunto le proprie responsabilità: “Riconosco che uno dei miei errori principali è stato non sostituire adeguatamente Vlahovic”. Dopo Piatek, Cabral, Jovic, Nzola e Belotti, vediamo se questa sarà la volta buona. Detto che, come ha ribadito il dirigente, trovare un centravanti non è affatto facile, si può certamente pretendere di più.
Siamo alle porte di un nuovo ciclo e anche le dichiarazioni dei diretti interessati (comprese le modalità con cui sono state trasmesse) sembrano indicare un cambiamento di traiettoria. D’altra parte, per lasciarsi alle spalle una delle più grandi delusioni della storia della Fiorentina serviva cambiare qualcosa. Se è solo forma e zero sostanza, lo scopriremo presto. Il triennio di Italiano ha riportato la Fiorentina ai piedi delle migliori in Italia, mentre in Europa la squadra è stata assoluta protagonista (di una coppa dai valori modesti, va detto), arrivando per due volte consecutive in finale di Conference, purtroppo perse entrambe. Questo vuole essere il punto di partenza, da qui la Fiorentina vuole crescere. Andando a caccia delle prime sei posizioni di Serie A, confermando la propria buona tradizione nelle coppe. A Palladino l’arduo compito di dimostrarsi all’altezza di un piazza ben più esigente e del ritmo forsennato che impone la partecipazione alla Conference League. Ai dirigenti e al presidente la responsabilità di affidargli una squadra competitiva.
