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In Serie A mai visti così tanti gol: primato in Europa. Tra Var, spalti vuoti e nuovi moduli

In Italia si segnano in media 3,6 reti a partita: dalla Premier alla Liga, tutte dietro. Svolta dopo il lockdown. Tra le possibili spiegazioni…

“Benvenuti nel campionato con più gol in Europa”, potrebbero scrivere sulle tribune deserte dell’Ezio Scida di Crotone, dove oggi la peggior difesa del campionato affronta l’Atalanta, miglior attacco della scorsa stagione, secondo quest’anno solo al Sassuolo. In nessun posto del continente si segna quanto da noi: un dato di fatto inconfutabile, visto che nelle 48 partite giocate il pallone è entrato in porta 177 volte, senza contare ovviamente i due 3-0 a tavolino di Verona-Roma e Juve-Napoli.

VAR E LOCKDOWN. In Italia quest’anno si segnano in media più di 3 gol e mezzo a partita. Un anno fa, dopo 5 giornate, i gol segnati erano 141, 36 meno di oggi: +25,5% in una stagione. Vent’anni fa addirittura 59 in meno. I fattori di incidenza, a ben guardare, sono soprattutto due: già da giugno, dopo il lockdown, la media realizzativa del campionato s’era alzata sensibilmente. Una tendenza partita anni fa, a ben guardare dall’introduzione del Var: dei 5 campionati con la media realizzativa più alta, dal 2000 a oggi, 4 sono proprio quelli giocati con la “moviola in campo”.

LIGA ULTIMA. Una netta inversione di tendenza, che fa oggi della Serie A il campionato con la percentuale realizzativa più alta in Europa: 3,6 gol ogni 90 minuti, più di Premier (3,2) Bundesliga (3,1) e Ligue 1 (2,8). Ma il raffronto più sorprendente è con la Liga, ferma a 2 gol di media, improvvisamente stitica. Nel 2016/17 (ossia prima dell’introduzione del Var in Italia) il campionato spagnolo era il più prolifico d’Europa.

‘DIFENSORI MENO TUTELATI’. Ma a cosa dobbiamo questa tendenza? Massimo Paganin, ex difensore dell’Inter, oggi capodelegazione della nazionale Under 21 e commentatore televisivo per Mediaset, è convinto che la novità sia destinata a durare nel tempo: «Intanto rispetto a quando giocavamo noi gli attaccanti sono più tutelati rispetto ai difensori, vedo una maggiore attenzione anche nel fischiare i falli a favore di chi deve far gol. Ma c’è anche una questione strutturale: gli allenatori a differenza del passato pensano più a fare un gol più dell’avversario piuttosto che a non prenderne: lo dimostrano i pochissimi 0-0, già da dopo il lockdown. È un approccio mentale diverso, che origina dalle scelte di allenatori come Gasperini, Conte, Simone Inzaghi: tre allenatori italiani che hanno il coraggio di giocare con molti giocatori offensivi».

‘POCO TEMPO PER LA TATTICA’. Più cauto Francesco Guidolin: «Dobbiamo considerare che da giugno in poi si sono sempre giocate partite molto ravvicinate: per gli allenatori c’è meno tempo per fare lavoro tattico, preparare le partite, e ogni tre giorni bisogna voltare pagine e tuffarsi in un nuovo incontro. L’altra cosa che è cambiata è la presenza del pubblico: per quanto si provi a essere concentrati, lo stadio vuoto toglie inevitabilmente concentrazione, e rischia di trasmettere il sapore di una “amichevole”, tra virgolette. Ne soffrono i difensori, a cui rischia di togliere cattiveria agonistica. E magari aiuta quegli attaccanti che invece in uno stadio pieno potrebbero sentirsi sotto pressione ai primi mugugni del pubblico».

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