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Rassegna Stampa

In ritiro isolati dal mondo, distanze anche in campo. E chi ha contratto il virus…

Come ripartirà il calcio, secondo il protocollo inviato al governo: isolamento, distanze sociali, mascherine, preparazione, esami e tamponi…

Quesiti e risposte su come sarà il mondo del calcio alla ripresa, su La Gazzetta dello Sport. La Serie A si muove verso la ripresa degli allenamenti. Sarà un calcio sterilizzato.

Tutti i 20 club di A sono attrezzati per allenarsi in ritiri isolati e dotati di tutto? Risponde il professor Enrico Castellacci: «Si richiedono venti cittadelle a parte, vere e proprie fortezze antivirus. Quante società possiedono dei centri sportivi con annesse foresterie per 40-50 persone? Perché non ci sono soltanto i giocatori, in isolamento dovranno restare coloro che con varie mansioni lavorano in una squadra (tecnici, fisioterapisti, magazzinieri, cuochi, camerieri, personale di servizio, ndr). Se ci si sistemerà in un albergo, il personale dell’hotel dovrà essere allontanato, i servizi dovranno essere garantiti dai dipendenti dei club. Il rischio zero comunque non esiste».

Prima del ritiro, calciatori, tecnici e personale saranno sottoposti a tamponi? Sì, nelle 96-72 ore precedenti, visite accurate e tamponi e test sierologici per tutti, allo scopo di creare un gruppo “negativizzato”. Questo creerà un problema di disuguaglianza: migliaia di italiani con sintomi non hanno mai avuto la possibilità di fare il tampone. La Serie A può permettersi di effettuare tamponi e test a pagamento.

Quali esami dovranno affrontare i calciatori colpiti da Covid19 (tra cui Cutrone, Vlahovic e Pezzella)? Il protocollo consegnato dalla Figc al governo dice che gli atleti guariti da una malattia per Covid, conclamata e con interessamento respiratorio, saranno sottoposti a elettrocardiogramma, spirografia ed ecocardio completo; Ecg sotto sforzo massimo; holter 24 ore; Tac polmonare ad alta risoluzione. Saranno passaggi delicati, perché l’infezione da coronavirus, nelle forme cosiddette severe, può lasciare danni persistenti ai polmoni e al cuore. Si presterà attenzione anche ai potenziali effetti cardiotossici dei farmaci eventualmente utilizzati per sconfiggere il virus. I calciatori colpiti da un Covid più lieve verranno sottoposti a un minor numero di esami, ma molto sarà lasciato alla discrezione dei medici sociali. I giocatori indenni sono attesi dai consueti test medici, magari con qualche approfondimento in più.

Distanze sociali, mascherine e guanti? Nella prima fase del ritiro sarà obbligatorio rispettare la distanza dei due metri nei locali comuni e anche in campo. All’inizio, allenamenti a piccoli gruppi, con distanziamenti. Poi, nella seconda e nella eventuale terza settimana, saranno possibili partitelle «con rispetto, quando non indispensabile, delle distanze interpersonali». Questo è un punto delicato e debole: in partita è sempre indispensabile accorciare una marcatura, contrastare un avversario. Tutti, in ogni momento della giornata e durante i viaggi, dovranno indossare guanti e mascherine.

Gli ambienti dovranno essere sanificati? Sì, ogni luogo del ritiro dovrà essere oggetto di quotidiana sanificazione.

Quale preparazione attende i calciatori? Risponde il professor Alessandro Pilati, che cura la preparazione del Genoa: «Il nostro lavoro dovrebbe ripartire con un’analisi accurata dello stato dei ragazzi dal punto di vista medico e atletico. Poi inizierebbe un periodo tra i 7 e i 10 giorni nel quale migliorare la condizione dal punto di vista cardiaco e muscolare sia con esercitazioni volte a ripristinare la componente aerobica, sia tramite lavori specifici con la palla. Di solito il classico periodo di fermo estivo è seguito da oltre 40 giorni di preparazione; in questo caso bisognerà portare gli atleti a essere performanti in un lasso di tempo più breve, circa quattro settimane. Sarebbe impensabile svolgere un lavoro troppo voluminoso».

E l’aspetto psicologico? Risponde il professor Stefano Tirelli, preparatore fisico-mentale di alcuni calciatori (De Sciglio, Ranocchia, Santon, Jovetic) e di altri atleti: «In questo momento epocale, in cui sono richieste continue prove emotive e mentali, ai giocatori verrà in aiuto il campo. Gli spogliatoi, gli allenamenti, il profumo dell’erba e il pallone riattiveranno i loro sensi calcistici. Tutto ciò sarà una medicina per la mente, per il metabolismo, per i muscoli. Certo, ci sarà qualcuno che soffrirà lo stesso dell’isolamento, ma il campo sarà la sanificazione dell’anima, per tutti».

I viaggi? Le trasferte rappresenteranno un rischio e bisognerà «sterilizzarle», con minime o nulle esposizione al mondo esterno. I pullman societari saranno usati anche su tratte che di solito vengono percorse in treno. Quanto agli aerei, voli charter sanificati.

Il calcio è uno sport di contatto: in partita vedremo i giocatori con le mascherine? Lo ha proposto il virologo belga Marc van Ranst: «Non le mascherine chirurgiche, inadeguate, ma quelle anti-contaminazione, più comode». Difficile che accada, i medici sportivi da noi interpellati lo escludono, perché a ogni contrasto potrebbero saltare. Ai giocatori verrà chiesto di contenere baci e abbracci dopo i gol.

Che cosa succederebbe se il virus riuscisse lo stesso a contagiare un calciatore? Si fermerebbe temporaneamente la preparazione della squadra coinvolta, se il caso venisse fuori nel ritiro, e si rifarebbero i tamponi a tutti, per verificare che nessun altro avesse il coronavirus. Ripartiamo, ma senza illuderci che il campionato si completi, troppe variabili.

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