La difesa concede poco, 2° gara da imbattuti e 6° risultato utile. Ma davanti la Viola conferma di far fatica contro squadre chiuse…
“Sarà una partita difficilissima”. Lo hanno ripetuto come un mantra in settimana Montella e i dirigenti viola alla squadra, prima della trasferta al Rigamonti. Il campo ha confermato tutte le insidie post-sosta in casa di un Brescia che non ha mollato di un centimetro, mettendoci buona qualità ad inizio gara e poi buona intensità e ottima copertura nel limitare i viola. Pochi spazi e una serata non brillantissima di Chiesa e Ribery, ne è uscita una Fiorentina sì volenterosa ma poco precisa. E non solo in avanti.
IMPRECISIONI. Tanti errori, molti di troppo in fase di impostazione così come in rifinitura. Comunque alla fine si contano 10 tiri, di cui 6 in porta: non pochi contro un Brescia che prima ha aggredito alto Badelj e compagni, poi ha saputo chiudersi al momento del forcing finale della Fiorentina. Lo spavento sul gol di Ayé, con dormita generale salvata dal tocco di mano di Tonali, è stato di fatto uno dei pochi sussulti concessi dalle parti di Dragowski. E allora da salvare c’è la seconda partita di fila da imbattuti, una difesa che ancora una volta concede poco e una striscia positiva che comunque si allunga a sei risultati utili. Eppure… alla fine resta il rammarico.
RIMPIANTI. Già, perché nelle partite così bloccate spesso i dettagli e gli episodi possono fare la differenza. Come sul colpo di testa di Pezzella finito a lato di un niente, o sul tiro di Castrovilli al 97′ stoppato da Vlahovic dopo una bellissima azione. Anche sfortunato, il centravanti serbo, che con il suo ingresso ha dato più peso in area alla Fiorentina. E con Sottil ha dato nuove forze nel finale (ma non potevano entrare un po’ prima, specie l’esterno?). Di Lirola (in crescita) e dello stesso Castrovilli (il migliore, spesso trascinatore in mezzo al campo e sulla trequarti) le altre azioni più pericolose durante la partita, poco da registrare invece da Ribery e Chiesa. Franck ha cercato spazi utili ma stavolta ha inventato poco per i compagni, Federico ci ha provato un paio di volte ma non è stato brillante. E dopo l’episodio sulla presunta simulazione (che l’onda lunga di Gasperini e l’etichetta di tuffatore abbiano aiutato Calvarese ad estrarre il giallo?) è stato sostituito “per scelta tecnica”, come confermato da Montella.
CAMBIARE QUALCOSA? Contro l’Udinese Milenkovic aveva tolto le castagne dal fuoco, stavolta il colpo vincente non è arrivato. Colpa di un ultimo passaggio non sempre felice, anche di sfortuna in un paio di occasioni. Spesso, però, anche di poco peso in area di rigore. Che sia arrivato il momento di cambiare qualcosa, specie in gare contro squadre più chiuse? Montella ha forzato la partita inserendo Vlahovic, Sottil e Boateng, un’idea per il futuro potrebbe essere quella di proporre Chiesa a destra con Ribery e una punta ‘vera’ davanti (in attesa anche di Pedro). Forse però non contro la Lazio (squadra che farà senz’altro giocare di più), più probabile dal turno successivo (infrasettimanale) contro il Sassuolo. Vedremo.
APPUNTAMENTO RIMANDATO. Resta, comunque, quel pizzico di rammarico per aver mancato l’appuntamento con la quarta vittoria di fila. Ai punti, la Fiorentina l’avrebbe meritata. L’atteggiamento è stato quello giusto, la squadra ci ha provato fino alla fine. Non è una Fiorentina perfetta, e si sapeva. Un punto a Brescia ci può anche stare. Ma agganciare il 5° posto prima del match contro la Lazio avrebbe dato ulteriore spinta, non solo in chiave classifica. Invece i viola salgono a quota 12 punti, proprio insieme ai biancocelesti e al Parma. Comunque è 7° posto, piena zona Europa. E sale l’identità di gruppo. Con tante cose da correggere e migliorare, certo. Ma con la sensazione generale che la Fiorentina abbia ancora diverse armi da giocarsi nel percorso di crescita.
Di
Marco Pecorini