«Chi ha fatto palo?». Ilicic. E chi sennò. Rispondere al Fantozzi di turno, quest’anno, sarebbe semplice. Quasi automatico. Punizioni, rigori, botte a tu per tu col portiere. Sempre con lo stesso, maledetto, finale. Palo. Con i due di ieri fanno quattro. In otto presenze. Un record, in questa serie A. In pratica, ogni due partite di campionato, Josip va a sbattere contro un legno. Una maledizione che lo sta tenendo inchiodato a quota zero gol in stagione. Un dato insolito, per uno come lui. Soprattutto ripensando alla scorsa stagione quando, con 15 reti tra campionato e coppe, Ilicic fu il capocannoniere della squadra. Meglio di Kalinic, anche. Merito dei rigori, vero. O meglio. Soprattutto dei rigori. Eppure, in questo strano inizio di 2016/2017, non lo stanno aiutando nemmeno quelli. Anzi. Proprio dagli undici metri, contro il Milan, è arrivato uno dei famosi legni. È stato, quello, il suo primo errore in carriera dal dischetto in Serie A. Ma come dice la canzone «non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia». Tutte qualità che ieri, Josip, ha messo in campo.
Prendiamo il rigore, tanto per restare in tema. Non l’ha lasciato a Kalinic per paura. Al contrario. Ilicic era pronto a calciare, ma davanti alla richiesta del compagno ha fatto un passo indietro. Del resto si sa. Il gol, per un centravanti, è tutto. Per un trequartista no. Quel gesto, però, non è roba da tutti. Anche perché, pur non avendo il “dovere” di segnare, lo sloveno un po’ sta soffrendo. Si è visto chiaramente, per esempio, dopo il primo palo di ieri. Movimento da attaccante vero, stop delizioso col sinistro, e destro a botta sicura. Ha allargato le braccia, Josip. Come dire: «Non è possibile ». Non poteva sapere che poco più tardi, con una delle specialità della casa (il calcio di punizione) sarebbe arrivato il “bis”.
Sfortuna ed astinenza a parte, comunque, ieri Ilicic ha giocato una partita perfetta. Infiltrato tra le linee nemiche ha spaccato in due il Bologna. Esattamente come a Cagliari. In quella posizione l’ex Palermo è immarcabile. Attacca la profondità, viene incontro, manda in porta i compagni, offre soluzioni al portatore di palla. Una specie di regista offensivo dal quale far passare tutte le azioni più pericolose. Per non parlare del costante contributo in fase di non possesso palla. Mai visto Ilicic pressare con tanta foga e con questa continuità. E chissà che adesso la società non tiri fuori dal cassetto quel prolungamento fino al 2020 che, qualche mese fa, era praticamente fatto. Ingaggio da top, e clausola da 25 milioni. L’accordo era dietro l’angolo poi, all’improvviso, la trattativa (condotta in prima persona da Cognigni) si è fermata. Certo, il 2018 (anno di scadenza dell’attuale contratto) è ancora abbastanza lontano, ma prima che diventi un problema sarà meglio affrontare la questione. Anche perché far svalutare un patrimonio del genere, per la Fiorentina, sarebbe un peccato imperdonabile. Corvino lo sa, lo stima da sempre, e presto prenderà in mano la situazione.
Di
Redazione LaViola.it