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Il tempo delle donne nel calcio. Attesa per l’Europeo e per Ferrieri Caputi arbitro in A

Gravina - FIGC Italia

Il professionismo femminile dal 1 luglio, l’esordio a Euro 2022 che si avvicina, la prima ragazza ad arbitrare in Serie A e Serie B, un’altra assistente che si aggiunge all’organico

Piccoli passi per l’uomo, grandissimi passi per la cultura di un Paese che sui diritti arranca e, spesso, rincorre la storia. «È il tempo delle donne» come l’ha definito ieri il numero uno della Federcalcio, Gabriele Gravina, consapevole della forza dei numeri. «Finalmente!» ha poi aggiunto, con l’orgoglio di chi sta conducendo la rivoluzione della normalità, scrive stamani Il Corriere dello Sport.
Altro che quote rosa, i diritti sono come fiumi in piena che spezzano gli argini. Prima o poi, si prendono il loro spazio: in Italia ci sono 30 mila calciatrici tesserate e nonostante la pandemia sono in aumento (occhio all’effetto Europeo: a settembre è atteso il boom di iscrizioni), mentre gli arbitri donna hanno raggiunto la cifra record di 1.834 unità rappresentando il 6% del totale – erano 1.717 nel 2019-20 – con una crescita che fa da contraltare alla crisi di vocazione degli uomini (31.497 nel 2019-20, oggi 30.557). Le donne neo immesse, invece, sono l’11%. «La passione per l’arbitraggio cresce nelle ragazze in modo esponenziale – le parole di Gabriele Gravina – e la promozione di Ferrieri Caputi e Trasciatti nella CAN è una ciliegina sulla torta che inorgoglisce il movimento. Dal l’ 1 luglio le donne sono professioniste, è una conquista di civiltà. C’è grande attesa anche per l’Europeo nonostante un girone molto difficile e impegnativo. Domenica andrò a trovare la nostra Nazionale. È un momento di grande bellezza all’interno del sistema». Questa crescita andrà inevitabilmente accompagnata con azioni concrete, perché il professionismo significa diritti, tutele e riconoscimenti, ma anche costi maggiori per chi dovrà sostenerlo. Esultando per le recenti novità del Decreto Vezzali circa l’apprendistato (a partire dai 15 anni) e l’avviamento al professionismo, battaglie storiche di Gravina e richieste specifiche della Figc, il presidente ha ricordato anche le «preoccupazioni». Una riguarda proprio le donne: «Siccome c’è un tetto di 5 milioni per il valore della produzione, questo non può riguardare lo sviluppo femminile e mi auguro che il Parlamento ne tenga conto».
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