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Il solitario Chiesa finisce nel mirino: influenza ed egoismo, serve di più

Federico ha giocato con un po’ d’influenza, ma il Franchi non ha gradito alcune giocate troppo individuali. Come sul gol del Parma.

Al minuto 40 della sfida con il Parma, subito dopo che Gervinho si era involato verso la porta di Dragowski per siglare il gol del momentaneo uno a zero, Federico Chiesa ha sentito i primi mugugni del suo stadio. Nei suoi confronti. Soltanto qualche secondo prima l’attaccante aveva perso un brutto pallone sulla trequarti, abbozzando un dribbling di troppo e ritardando il passaggio ai compagni meglio piazzati. Quasi che la responsabilità del vantaggio del Parma fosse tutta di Chiesa, per la prima volta, la maggior parte del pubblico se l’è rifatta con lui. Non esattamente fischi visto che l’incoraggiamento non è venuto mai meno, ma una chiara insofferenza di fronte agli atteggiamenti in campo di Federico. Così scrive il Corriere Fiorentino.

PALLONE PERSO. Già in passato, qualcuno aveva puntato il dito sulle lamentele di Chiesa ogni volta che non arrivava il passaggio giusto (molto aveva fatto discutere la coesistenza con Simeone) e non era passato inosservato nemmeno il rigore fallito con il Milan su concessione di Pulgar. Stavolta dal suo egoismo è arrivato il gol di Gervinho. «Federico è un generoso, ha capacità fisiche e tecniche importanti ma contro il Parma ha giocato con l’influenza, io ho solo fatto finta di non saperlo — racconta Montella in sala stampa — senza contare che è tra i giocatori che hanno giocato più di tutti, un calo nervoso può starci dopo tre gare ravvicinate».

STRIGLIATA PATERNA. «Chiesa dà sempre tutto, fisicamente e mentalmente si spende moltissimo e ormai da tempo ha sempre la lente d’ingrandimento puntata addosso – ha aggiunto Montella -. È chiaro che a volte dovrebbe dialogare di più con i compagni, se rivedo l’azione del gol del Parma mi arrabbio per come ha perso quel pallone ignorando lo scarico, ma non dimentichiamoci che ha comunque solo 22 anni e che è tra quelli in grado di regalare superiorità numerica saltando l’uomo. Diventerà un top-player perché sa ascoltare i suggerimenti e ha voglia di migliorarsi, poi è logico che non sono io a chiedergli di perdere palla in uscita…». Una tirata d’orecchi paterna, quasi uno stimolo a caricarsi sulle spalle l’attacco che ancora una volta ha stentato.

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