La sconfitta di Genova contro la Sampdoria brucia ancora. Non può essere altrimenti, vista la posta in palio e la pessima prestazione offerta dai giocatori viola. A mente fredda, però, si può cercare di analizzare con maggior lucidità quel che una sconfitta del genere lascia in eredità sulla stagione e sul momento della Fiorentina. In primis, i giocatori. Non si può sempre colpevolizzare allenatore o società: giocatori con una storia come Eysseric o Saponara devono dare di più a questa squadra. Così come quel Babacar che in questa stagione stava mostrando maggior continuità di prestazione partendo dalla panchina; ma che puntualmente fallisce le sue chance quando il tecnico lo schiera dal primo minuto.
Gli si possono concedere tutte le attenuanti del mondo, ma non si possono negare le responsabilità evidenti di Stefano Pioli sul 3-1 di Marassi. Ed è lo stesso allenatore che ci suggerisce di sapere molto bene di aver sbagliato qualcosa, quando dopo 45′ risistema la Fiorentina con un sistema tattico più guardingo, volto ad evitare (invano) le continue incursioni dei giocatori blucerchiati. Una cosa però è certa: di certi uomini Pioli non si fida. A ragione o a torto, ad esempio, il tecnico gigliato nella sua idea di Fiorentina non riesce a vedere Cristoforo, in teoria il più adatto per caratteristiche a sostituire Veretout. Tanto da preferire posizionare un Eysseric palesemente fuori ruolo come interno di centrocampo.
E qui si arriva alla responsabilità della società. In particolar modo, di colui che da quando è tornato alla Fiorentina ha ripreso nel suo consueto accentramento del potere. Corvino, dopo aver sbandierato un roseo futuro qualche giorno fa, nel quale la Fiorentina tornerà a lottare per la Champions League, ieri ha voluto chiarire che siamo ancora nel presente. E il presente dice mercato fermo, nonostante Pioli non utilizzi mai alcuni giocatori nella zona di campo numericamente più corta: il centrocampo. La partita di Marassi ha infatti ribadito la necessità per la squadra viola di alcuni innesti mirati, volti quantomeno a rinforzare la “second unit”. Innesti che, salvo occasioni dell’ultimo istante, non arriveranno. Chiosa sul dg pugliese: pesanti le parole dell’ex viola Seba Frey. Egli non nomina mai direttamente il Corvo, ma non ci vuole un ingegno da detective per capire a chi alluda il portierone francese quando parla di “qualcuno della società” che “mi fece capire che dovevo andare via“.
Il risultato di ciò? La situazione società-tifosi è talmente compromessa che gran parte dei supporters della Fiorentina ormai non credono più a nessun esponente della società gigliata. Ovviamente, come alcuni tifosi amano ripetere di continuo su questo portale, “il pesce puzza sempre dalla testa”, e se la Fiorentina sta deludendo le aspettative dei tifosi la proprietà non può essere esente da colpe, anzi. La questione, però, in questo caso è cristallizzata da così tanto tempo che pare superfluo continuare a ripetere i soliti ritornelli. Ritornelli fatti di richieste di chiarezza da parte dei Della Valle. Chiarezza su quale sia il futuro che hanno in mente per la Fiorentina. Invece, da mesi l’unica risposta che giunge alle orecchie di Firenze è un assordante silenzio.
Perché se da un lato Corvino vede un futuro promettente, nel quale i viola torneranno a lottare per le prime quattro posizioni della classifica, dall’altro lo scetticismo dei tifosi è arrivato ai massimi storici, tanto che ad oggi pare difficile ipotizzare strategie valide con le quali questa società possa recuperare la propria credibilità agli occhi dei tifosi delusi. Il presente della Fiorentina, infatti, sembra portare ad un futuro ben differente da quello ipotizzato dal Corvo. Il presente della Fiorentina sembra condurre ad un futuro in cui la squadra potrà lottare, come massimo obiettivo, per l’ultima posizione valida per l’Europa League. Qualcuno riesce ad immaginarsi questa Fiorentina capace nelle prossime stagioni di scalzare due delle prime cinque “big” del campionato? Niente è impossibile. Ma gli input di proprietà e società negli ultimi campionati vanno in ben altra direzione.
Di
Marco Zanini