
Appena 4.000 paganti con il Torino e meno di 19.000 in con il Borussia. I numeri del Franchi sono in caduta libera e rappresentano un campanello d’allarme da non ignorare: di questo passo, lo storico, indivisibile legame tra Firenze e la sua squadra di calcio, si trasformerà in indifferenza. Certo, non sono più i tempi del «Comunale» stracolmo con 60.000 spettatori in piedi, dei campini pieni di tifosi per la partitella del giovedì o delle code al botteghino. Il calcio italiano, si sa, è in piena crisi: le partite sono in tv e si gioca tutti i giorni, mentre gli stadi (la presentazione di quello nuovo a proposito è stata confermata per il 10 marzo in Palazzo Vecchio) sono vecchi e inospitali.
Però l’immagine della Maratona mezza vuota e della Ferrovia deserta lascia lo stesso l’amaro in bocca. Sapete quanti spettatori c’erano in Fiesole lunedì sera? Tra abbonati e biglietti venduti (ma non ci sono dati precisi su chi veramente ha varcato i tornelli), 8.400. Su una capienza totale di 11.600: in pratica il 25% della curva era vuota. Una cosa impensabile appena qualche anno fa, ma destinata a ripetersi almeno fino a fine campionato: nelle ultime partite interne contro Cagliari, Bologna, Empoli, Inter, Lazio e Pescara, si rischia inevitabilmente di sfiorare i picchi negativi dei tempi di Delio Rossi («Cosa dire ai tifosi? Ora le parole sono superflue — commenta Riccardo Saponara a Radio Bruno — ma lunedì la squadra ha dimostrato lo spirito che ha. Vogliamo tornare a vincere»).
Colpa di una Fiorentina che quasi non c’è più, di obiettivi sfumati e buttati via, delle scelte di Sousa e di quelle della società. Che ora ha davanti a sé la sfida più difficile: riprendersi la fiducia dei tifosi e rilanciare le ambizioni di una squadra da rifare. Dalle altre parti per la verità non è che le cose vadano meglio. In serie A (Stadium bianconero a parte) non c’è uno stadio che segni il tutto esaurito. La media spettatori non a caso è crollata a 21.625 per partita, dato assolutamente fallimentare da cui la Fiorentina si mantiene lontana. Nonostante tutto infatti, il Franchi resta uno degli stadi con più spettatori d’Italia.
La Fiorentina (che ha una media di 26.407 a partita) è sesta per presenze allo stadio, dietro a Inter, Milan, Juve, Napoli e Roma e addirittura terza per abbonamenti (più di 20.000) venduti l’estate scorsa. Lo zoccolo duro del tifo dunque per ora regge, ma anche quest’ultimo argine rischia di sgretolarsi davanti all’innegabile depotenziamento di ambizioni e potenziale della squadra. Simbolico in questo senso il mancato tutto esaurito con la Juventus, forse l’unico vero momento di gioia della stagione in corso. L’Europa poi non tira più. E non solo perché i gironi iniziali sono scarsissimi di appeal. Per vendere quei 19.000 biglietti (i paganti con il Gladbach erano 24.000, di cui 5.000 tedeschi), la Fiorentina ha dovuto addirittura chiamare a casa gli abbonati indecisi. Segno che i tifosi che la società sta perdendo non sono quelli che contestano fuori dai campini, ma quelli che, in silenzio, hanno piano piano perso la passione.
Crisi economica, difficoltà sportive, feeling tra proprietà viola e città che sta venendo meno. C’è un po’ tutto in questa fuga dal Franchi. Qualcosa però va fatto e starà al club fare il primo passo. Se una città di 250.000 abitanti come Mönchengladbach conta 53.000 tifosi a ogni partita, anche Firenze (con tutti i difetti del Franchi) può ambire a non scendere sotto i 30.000. E se non ci arriva, qualche domanda occorre porsela. La rabbia, a volte eccessiva, di questi giorni in fondo, è sempre meglio dell’indifferenza.

Di
Redazione LaViola.it