Le responsabilità di Pioli, quelle della dirigenza e quelle della proprietà. La Fiorentina non cresce, né dentro né fuori dal campo
La settimana più importante della stagione della Fiorentina si è conclusa con più dubbi che certezze. Pareggio acciuffato all’ultimo istante con l’Inter, con tanto di legittime polemiche sul rigore del 3-3; altra rimonta in Coppa Italia contro l’Atalanta, dove la Fiorentina ha salvato il salvabile ma arriverà inevitabilmente da sfavorita alla sfida di ritorno; batosta in campionato proprio dai bergamaschi, che in un colpo solo hanno complicato terribilmente il discorso europeo via Serie A e hanno gettato nubi di pessimismo sul prossimo e ultimo round tra nerazzurri e viola.
Ad oggi il bilancio di questo 2018-19 dice che la Fiorentina, partita con ambizioni europee e con l’obiettivo di far meglio della passata stagione, alla 26ª giornata occupa la stessa posizione dello scorso campionato, con un punto in più in classifica. Comparando il girone d’andata con quello di ritorno, alla settima giornata la Fiorentina aveva totalizzato 13 punti, dopo sette giornate dal giro di boa i viola sono fermi a 11 punti. Numeri che certificano quanto il progetto di crescita della squadra si trovi in fase di stallo (se non in lieve recessione).
LE COLPE DI PIOLI. Di chi è la responsabilità di tale appiattimento? Sicuramente Pioli non è esente da colpe. Il tecnico gigliato non ha mai fatto impazzire per il suo calcio, ma fino a qualche settimana fa si era quantomeno tenuto alla larga da errori grossolani. Proprio nella sfida più importante, quella con l’Atalanta in Coppa Italia, le responsabilità dell’ex tecnico di Inter e Lazio sono innegabili e si possono ben trovare anche nella sconfitta più recente allo stadio Atleti Azzurri d’Italia.
Le assenze pesanti e le attenuanti di una rosa meno competitiva di quella atalantina sono da sottolineare, ma sbagliare scelte tattiche nel momento più caldo del campionato non può passare in secondo piano. Anche se dalla Fiorentina filtra aria contraria, è inevitabile che se gli obiettivi non venissero centrati i ragionamenti sull’esercizio dell’opzione per il prossimo anno di contratto di Pioli dovranno essere molto ponderati.
RESPONSABILITÀ DI PROPRIETÀ E DIRIGENZA. Dare tutte le responsabilità a Pioli sarebbe però da ottusi. È chiaro che il ‘progetto giovani’ iniziato nell’estate 2017, legiferato dalla proprietà Della Valle e amministrato da Corvino e Freitas, non sta dando i frutti che ci si augurava. La via dell’autofinanziamento rende tutto più difficile, ma c’è modo e modo di fare calcio in tale regime finanziario e ci si chiede se le scelte operate siano state le migliori.
I viola d’altra parte, erano partiti con un obiettivo fissato da Andrea Della Valle in ritiro a Moena: quel ‘settimo posto’ che fece storcere il naso a molti e che oggi sembra quasi un miraggio. Il calcolo di ADV fu abbastanza semplice: sei squadre sono più forti di noi (Juve, Napoli, Milan, Inter, Roma, Lazio), lottiamo per arrivare davanti a tutte le altre. Le altre (Torino, Samp e appunto Atalanta), però, ad oggi sono tutte davanti alla Fiorentina, sebbene senza distacchi abissali. Ci si augura che nelle ultime 12 di campionato i viola riescano a cambiare marcia, ma le premesse non sono delle migliori. Soprattutto se una squadra come l’Atalanta, che a inizio stagione aveva un monte ingaggi lordo inferiore di 10 milioni a quello della Fiorentina, nelle ultime due uscite ha dimostrato di essere più forte dei viola.
MONTE INGAGGI. Già, il monte ingaggi. È vero: i bergamaschi sono un caso limite per la virtuosità con la quale riescono a sfruttare al massimo le risorse a propria disposizione. Ma i viola negli ultimi due anni hanno tenuto il freno a mano tirato sugli stipendi, prima per necessità di ripianare il famoso buco di bilancio (estate 2017) poi per paura di commettere lo stesso ‘errore’ degli anni di Pradè (2018). E allora, tra il primo e il secondo anno (sempre considerando l’inizio stagione) il monte stipendi è cresciuto di appena due milioni lordi.
Chiaro che si può far bene anche così, ma la Lazio, che teoricamente ha un bacino d’utenza di poco superiore a quello della Fiorentina, spende quasi 30 milioni in più dei viola in stipendi; il Torino cinque milioni in più, la Sampdoria appena un milione in meno. Nonostante ciò, per la prossima uscita del bilancio è annunciato un passivo di circa 20 milioni di euro. Ciò genera più di qualche dubbio sulla gestione della società (o sugli ordini restrittivi dall’alto).
LE INFRASTRUTTURE FANTASMA. Andando oltre il buono o cattivo utilizzo del poco denaro a disposizione, ci si domanda come accrescere gli introiti e dunque permettersi un monte ingaggi più alto. Ed ecco che si parla di nuovo stadio e di nuovo centro sportivo per il settore giovanile. Opere applaudite da tutti, sul quale ancora siamo ai progetti o alla teorica trattativa di acquisto dei terreni. Senza entrare nel merito della spinosa questione nuovo stadio, se è vero che la Fiorentina poteva ‘lavarsi le mani’ da ogni responsabilità presentando il progetto completo già a giugno 2018, è altrettanto vero che i tempi della burocrazia sono infiniti e su quelli la società gigliata può fare ben poco.
Ma la questione nuovo centro sportivo resta piena di incognite, quantomeno sulle tempistiche. Era novembre 2017 quando la Fiorentina annunciava di voler acquistare velocemente il terreno sul quale sarebbe dovuta sorgere la nuova infrastruttura. Più avanti, si è saputo che erano sorte alcune complicazioni ma alla fine il terreno scelto sarebbe stato nei pressi di Campi Bisenzio. Individuato il terreno, con una trattativa privata che dunque non sembrava dover incontrare enormi ostacoli burocratici, il centro sportivo viene annunciato più volte come prossimo ma non arriva mai. L’auspicio è che questa vicenda si chiuda al più presto, onde evitare che anche questo proclamo della società non venga rispettato.
Alla fine, ciò che ne rimane è una squadra con tanto cuore, fatta di uomini veri e guidata un allenatore colmo di valori, che faticherà ad arrivare ottava, ovvero la stessa posizione della passata stagione, e farebbe una vera e propria impresa se dovesse acciuffare la settima posizione. Unica speranza sembra essere un’altra impresa, tra circa due mesi, nella semifinale di ritorno di Coppa Italia. Per salvare una stagione che doveva vedere crescere i valori della Fiorentina. Quanto si è visto sino ad oggi, però, è davvero troppo poco.
Di
Marco Zanini