La sosta di novembre è sempre stata quella in cui, nel calcio moderno, si sono tirate le prime conclusioni. Con l’inverno alle porte, e la conseguente sessione di calciomercato, è tempo dei primi giudizi. In casa Fiorentina non può essere altrimenti, con il bilancio che si mischia frenetico fra quello che succede in campo e quello che è il rapporto tra la proprietà e la città.
Andiamo con ordine. Il campo ha emesso le prime sentenze sulla neonata squadra di Pioli. 12 partite, 5 vittorie, 1 pareggio e 6 sconfitte. L’ultimo numero non è piacevole, anche perché con questo ritmo, da qui a fine campionato, la Fiorentina perderebbe praticamente un girone intero. Niente di particolarmente allarmante in chiave bassa classifica, ma una sentenza inappellabile che condannerebbe alla mediocrità. Questo ritmo, per chi ambisce almeno a provare la rincorsa al settimo posto, non può essere sufficiente. A ben vedere, fin qui, le sconfitte evitabili potevano essere sicuramente due: quella di Verona contro il Chievo e quella di Crotone. Perdere contro Inter, Juventus e Roma poteva pure starci, contro la rodata Sampdoria alla seconda giornata si poteva ambire al massimo ad un (meritato) pareggio. Cambiare marcia, l’idea è questa. Pioli, che tra Crotone e Roma ha cominciato a prendersela pubblicamente con i giocatori per certi errori tecnici che non gli sono andati giù, sta lavorando per riprendere il cammino già da Ferrara. Per questa ‘pazza’ Fiorentina persino la partita in casa di una neopromossa può rappresentare un ostacolo ostico. Tornerà Thereau (insieme a Laurini) e questa è sicuramente una buona base di partenza. L’attaccante è una delle note positive: quando è mancato lui per la Fiorentina è stato buio notte.
E’ chiaro che i risultati non entusiasmanti dell’eterogenea banda Pioli abbiano fatto riemergere prepotenti anche gli aspetti extra campo. Dallo scorso 26 giugno – giorno del famoso comunicato dei Della Valle – non si hanno più notizie della proprietà, se si esclude una frase strappata a Diego Della Valle (quella sugli avvoltoi che girano intorno alla Fiorentina) a margine di un evento totalmente estraneo al mondo del calcio. Difficile pensare che Diego ed Andrea non immaginino che tipo di polveriera stia diventando l’ambiente Fiorentina. Tifoseria spaccata totalmente in tre parti: pro e contro Della Valle, con fazioni denominate nei modi più fantasiosi, e terza parte che comprende i disinnamorati. Quelli ormai nauseati da tutta questa situazione, che non vanno più allo stadio e che difficilmente si trovano su siti, social o radio. Sicuramente quelli più difficili da recuperare. Indipendentemente da come la si pensi, è innegabile che il comportamento della proprietà abbia creato un pesante disagio a tutto l’ambiente. Tornare, spiegare e vendere può essere sicuramente condivisibile. Tornare, spiegare e ricucire lo può essere altrettanto. Le uniche cose da evitare sono il silenzio e l’incertezza, in un momento come questo dove i risultati della squadra non riescono a trasmettere entusiasmo a prescindere. La conseguenza di tutto ciò è lo stadio mezzo vuoto contro la Roma. Spalti desolanti, probabilmente un numero di spettatori effettivi così basso, in un match contro la Roma, non si era mai registrato nella storia della Fiorentina. Da questo punto di vista si è toccato il fondo. Solo prendendone atto si può risalire.
Chi può provare a sbloccare la situazione sono sempre e solo loro: Diego ed Andrea. Dopo quel comunicato e dopo mesi di silenzio/assenza forse è giunto davvero il momento di tornare a farsi sentire dalla città. Anche perché, ricordi alla mano, Andrea Della Valle non ha mai saltato l’incontro natalizio con la squadra, gli sponsor ed il settore giovanile. Che sia quella l’occasione per provare a riallacciare il rapporto con Firenze? O quantomeno potrà essere l’occasione per tornare a parlarsi. E per dirsi qualunque cosa. Questo silenzio è deleterio. Comunque la si pensi. Qualunque sia la fazione di riferimento.
Di
Alessandro Latini