Barone è stato il principale volto della Fiorentina di Commisso, ancor più di Commisso stesso. E ora che succederà?
La notizia che nessuno avrebbe voluto ricevere è arrivata nel pomeriggio di ieri. Se n’è andato Joe Barone, a soli 57 anni. Oggi ne avrebbe compiuti 58. Una tragedia che prima di tutto colpisce la numerosa famiglia di Joe. A loro va il nostro più sentito abbraccio, perché possano almeno sentire la vicinanza di tutta Firenze e del mondo Fiorentina a dare un minimo di conforto in queste ore terribili.
Ancora un marzo di dolore, a poco più di sei anni da quel terribile 4 marzo 2018 in cui perse la vita Davide Astori. Un’altra disgrazia sconvolge il mondo Fiorentina. Sembra che una maledizione si sia abbattuta su questa società, su questa piazza nuovamente messa in ginocchio da un lutto improvviso difficile da superare.
Firenze l’ha conosciuto dal 2019 come direttore generale della Fiorentina, come braccio destro di Commisso, e l’operato di Barone è stato percepito in maniera divisiva dalla piazza, generando opinioni contrastanti. Senza dubbio, però, il duro lavoro è stato ciò che ha contraddistinto l’esperienza fiorentina di Barone. Sin dal primo giorno in cui è arrivato in città, Joe ha vissuto costantemente al centro sportivo Davide Astori prima e al Viola Park poi. Ha dedicato anima e corpo alla Fiorentina. E ha ricoperto un ruolo da protagonista praticamente in ogni settore societario: calciomercato, gestione squadra, amministrazione, Viola Park, stadio, politica, Lega Calcio. Ripeteva spesso “stiamo lavorando”, e noi lo prendevamo un po’ in giro per quel suo ritornello. Ma la verità è che abbiamo sempre dato per scontato ciò che non si dovrebbe, ovvero la mole di lavoro che Barone ogni giorno si caricava sulle spalle.
E poi i tifosi, da sempre una priorità assoluta per Barone. Tanto da essere additato di ‘populista’ dai detrattori. Tuttavia, non c’è dubbio che a Barone piacesse il contatto diretto con la gente. Col “popolo viola”, come amava definire l’ambiente fiorentino. Lo dimostrano le tantissime testimonianze di piccoli gesti compiuti dal direttore generale che sono arrivate in questi giorni e continuano ad arrivare in queste ore difficili.
Infine, gli scontri. Barone, come detto in precedenza, a Firenze è stato anche una figura controversa, che ha polarizzato le opinioni della piazza per il suo operato, per il tanto (troppo?) potere che esercitava e per il suo modo di porsi sanguigno, passionale, impetuoso. E quindi non sono mancati scontri con la politica, con altri dirigenti in Lega Calcio, coi giornalisti. Barone ha sempre affrontato il suo cammino alla Fiorentina da lottatore vero, nel bene e nel male.
In sostanza, Joe Barone era l’impersonificazione di Rocco Commisso a Firenze 365 giorni l’anno. Joe Barone era la Fiorentina di Rocco Commisso, forse ancor più del presidente stesso. Un uomo solo al comando. E perciò, che piaccia o meno, il vuoto che lascia in società è gargatuesco.
E ora che succederà alla Fiorentina? Come reagiranno la squadra e il resto della società al terribile lutto? Chi prenderà il posto di Barone? Sarà una sola persona oppure si opterà per più figure, visto il ruolo plenipotenziario che ricopriva? Pradè e Burdisso si occuperanno della parte sportiva oppure cambierà tutto? Il presidente se la sentirà di proseguire anche senza l’appoggio dell’uomo nelle cui mani aveva affidato praticamente l’intera gestione della società?
Sono tutte questioni che verranno sviscerate nei prossimi giorni. Oggi, però, a Commisso non chiederemo proprio niente. Possiamo solo stringerci attorno al presidente della Fiorentina, in arrivo in queste ore a Firenze, che sta passando ore terribili per la dolorosa perdita che ha subito. Firenze si divide quasi sempre, ma quando le cose si fanno serie è capace di commuoversi all’unisono. Ecco perché una città intera, l’intero popolo viola, nessuno escluso, oggi piange Joe Barone.
Di
Marco Zanini