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Il pensiero verticale, il test sui moduli e la difesa: così Di Francesco ‘corregge’ Zeman

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ANDREA Della Valle, da tempo immagina Eusebio Di Francesco sulla panchina della Fiorentina. Certo, da qua a parlare di accordi fatti ce ne passa, ma tutto porta in quella direzione. Con un paio di alternative. Sarri (se mai dovesse rompere col Napoli) e Pioli, se l’Inter riuscisse a convincere uno tra Simeone o Conte. Ad oggi, comunque, Di Francesco è nettamente in pole. Cerchiamo, allora, di capire quale sia la sua idea di calcio.

IL MODULO Il 4-3-3 è il punto di partenza. L’importante, e questo lui lo sa bene, è che non diventi un dogma. Basta scavare negli archivi di Coverciano per accorgersi che nella testa dell’allenatore abruzzese c’è anche altro. La sua tesi è sul 4-4-1-1. Uno schema che, rivisto in chiave più offensiva, si avvicina molto al 4-2-3-1. Un “abito” che molto probabilmente sarà la base di partenza della Fiorentina 2017-2018. Per mettere insieme Chiesa, Bernardeschi e Saponara infatti, sembra il modulo ideale.

IL PRINCIPIO Il pensiero verticale, schemi a parte,è il “credo” di Di Francesco. «Lo dico sempre ai miei ragazzi – ha avuto modo di raccontare lui stesso – due passaggi in orizzontale sono già troppi». Di fatto, l’opposto di quanto la Fiorentina ha fatto vedere negli ultimi cinque anni. Prima con Montella, e poi con Sousa. Basta dare un occhio ai numeri. In questo campionato il Sassuolo ha tenuto il possesso per 23’ e 30” di media a partita contro i 29’ e 52” dei viola.

LA FASE DIFENSIVA All’inizio della sua carriera l’attuale tecnico neroverde somigliava un po’ troppo al suo principale ispiratore: Zeman. Pian piano però, le sue squadre hanno trovato equilibrio. Lo scorso anno, non a caso, il Sassuolo ha chiuso con la quarta miglior difesa del campionato. L’idea di base è quella di riconquistare il prima possibile il pallone. Per questo, guardando le sue squadre, si vede una grandissima densità in “zona palla”. Per capirsi. Si cerca di avere il maggior numero di giocatori possibili laddove si sta sviluppando l’azione. Senza esagerare, però. Quando c’è da temporeggiare, quindi, ci si abbassa. Pronti a colpire negli spazi. Altro concetto fondamentale. Il riferimento, quando si difende, deve essere sempre il pallone. «La difesa si sposta in base a dove si trova la palla, non in base alla posizione degli avversari». Lo ha detto lui stesso, ed è un principio che guida anche il lavoro di Sarri. Uno che viene considerato un maestro della fase di non possesso.

I MOVIMENTI RIPETUTI Durante la settimana si provano i movimenti in modo quasi ossessivo. Soltanto così, secondo Di Francesco, si riesce a raggiungere una vera identità. Sia quando si attacca, che quando si difende.

GLI ATTACCANTI Quelli della Fiorentina sembrano stampati per giocare con Di Francesco. Un tecnico che ricerca quasi ossessivamente l’uno contro uno e, appunto, l’aggressione della profondità. Chiesa, Bernardeschi, Kalinic. «Il mio centravanti deve attaccare la porta. Non va bene quando taglia verso la bandierina. Quello è il guardalinee», ha spiegato il tecnico.

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