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Rassegna Stampa

Il patto dopo il ko di Praga: Italiano e i giocatori uniti per la rivincita

Dalle lacrime di Praga al coraggio di lasciare andare tanti giocatori: i segreti dei successi della squadra di mister Italiano

Tutto nasce da quella maledetta serata di Praga. Lo diceva Johann Wolfgang Von Goethe: «Non è forte colui che non cade mai… ma colui che cadendo si rialza sempre». Una filosofia che Vincenzo Italiano ha innata in sé e che, in questo caso, lo ha spinto a voler ripartire con una determinazione ancora maggiore. Per questo, per rimanere, ha chiesto di esser messo nelle condizioni per potersi prendere la rivincita. Scrive il Corriere Fiorentino.

Eccola, la parola chiave: «rivincita». L’ha ripetuta spesso, fin dai primissimi giorni di ritiro, e con lui i giocatori. «Vogliamo prenderci la rivincita per quelle due finali perse». In tanti, da capitan Biraghi in giù, hanno urlato al mondo (e in particolare ai fiorentini) quale fosse la fiamma che ardeva dentro di loro. Chiamiamolo pure patto, per sintetizzare al massimo il concetto, che allenatore e giocatori hanno stretto quando a luglio si sono ritrovati al Viola Park. Certo, e così torniamo al punto di partenza, per tradurlo in pratica servivano uomini pronti a rialzarsi.

Ecco perché il mister quando si è ritrovato chiuso in una stanza con i dirigenti, poche ore dopo la finale col West Ham, ha chiesto espressamente che la rosa venisse rivoluzionata. Perché con sé voleva solo gente ultra motivata, felice di stare a Firenze, e pronta a tutto pur di andare ancora una volta oltre i propri limiti.

Rivincita, quindi, motivazioni e sorriso

Tre paroline magiche che stanno alla base di un avvio di stagione che sta lanciando la Fiorentina verso vette che nessuno avrebbe osato immaginare. Chi ci stava (e ci sta) bene, altrimenti (vedi Amrabat) arrivederci e grazie, senza rancori. Una politica che la società, e in particolare Rocco Commisso, ha avuto il merito di sposare, assecondando le richieste dell’allenatore più che in altre occasioni.

Basta pensare a Nzola (nonostante in un primo momento il club avesse puntato su Dia, della Salernitana), o ad Arthur. Giocatori espressamente voluti da Italiano e che la dirigenza è riuscita a portare alla sua corte. A volte, anche grazie all’intervento diretto del mister.

È successo con l’ex attaccante dello Spezia (convinto a non farsi tentare dal West Ham o dalle sirene arabe) e con il brasiliano che, soltanto dopo la telefonata del tecnico, ha deciso di accettare l’offerta viola. «Italiano mi ha convinto, e ora io voglio andare in Champions con questa maglia», ha ammesso lui stesso.

E poi Parisi, che la società ha voluto nonostante non fosse una priorità dal punto di vista tecnico. Una scelta azzeccata sicuramente per il futuro ma, prestazioni alla mano, anche e soprattutto per il presente. Per non parlare di chi c’era già. Il riferimento è soprattutto a Nico Gonzalez che, forse più di ogni altro, ha fatto sua la voglia di rivalsa.

Per questo, d’accordo con la proprietà (altro merito del presidente) ha rifiutato la proposta del Brentford e si è definitivamente convinto che giocare a destra lo avrebbe proiettato definitivamente tra i grandi. Ci ha messo un po’, il mister, a farglielo capire, ma ne è valsa la pena.

Scelte condivise, coesione, accorgimenti tattici, idee ed una feroce fame di rivincita. Il volo della Fiorentina, nasce da lì. Da una caduta il cui dolore può essere cancellato soltanto da una vittoria ancora più grande.

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