In attesa di poter leggere il protocollo nel dettaglio, ci sono le perplessità dei medici sociali. Secondo il governo “dovranno assumersi tutte le responsabilità”. Un bel macigno, civile e penale
La Figc stamani invierà al ministero dello sport il protocollo “rivisto” per la ripresa degli allenamenti di squadra. Il presidente del Commissione medico scientifica federale, il professor Zeppilli, ieri ha lavorato per integrare il testo con le “raccomandazioni” del Comitato tecnico scientifico del governo. Chiaro l’input di Gravina: obbligatorio accontentare il Cts in tutto e per tutto pur di ripartire. Nei contatti avuti ieri con gli uomini del ministro Spadafora, che nel frattempo stanno definendo le linee guida per la ripresa degli sport di squadra e il relativo protocollo, si è discusso molto dell’uso dei tamponi. L’orientamento emerso è quello di seguire le linee guida dell’Fmsi e quindi la Figc si è dovuta adeguare anche su questo punto. Tradotto: durante il ritiro, anche se non ci saranno segnali di possibili positività, i tamponi o i test molecolari rapidi (quando saranno validati) dovranno essere fatti ogni 4 giorni. Un motivo di preoccupazione in più per i medici sociali della Serie A. Del resto anche ieri il sottosegretario alla salute, Sandra Zampa, ha spiegato: «Spadafora ha spiegato bene che i medici delle squadre dovranno assumersi tutte le responsabilità». Un bel macigno. Civile e penale, scrive Il Corriere dello Sport.
“ASCOLTATECI”. Tanti aspettano di leggere la versione finale del protocollo. Hanno già capito che sarà complicato da mettere in pratica, soprattutto la parte del ritiro “virus free” anche perché nessun club ha le camere necessarie all’interno del suo centro sportivo e quasi tutti dovranno affittare una parte di un hotel più o meno vicino ai campi di allenamento. Il medico sociale della Sampdoria, Amedeo Baldari, ieri sera a Rai Sport ha suonato l’allarme: «Ci sembra abbastanza strano sentir parlare di responsabilità penale dei medici e prima di arrivare a situazioni estreme come scioperi o dimissioni di massa (i colleghi della B le hanno già ipotizzate, ndr), chiediamo semplicemente di essere ascoltati». Adesso saranno loro a rischiare sia in caso di contagi nel gruppo squadra sia in caso di danni permanenti da Covid a uno dei calciatori. Anche perché il calcio è uno sport che non si presta al distanziamento sociale. In campo, ma anche negli spogliatoi, nei trasporti ecc.
PERPLESSITA’. I medici dei club non sono dipendenti delle società, ma sono liberi professionisti che forniscono una consulenza ai presidenti. Solo legati alla Figc tramite un tesseramento e questo consente loro di andare in panchina durante le gare. Avere sulle proprie spalle la responsabilità civile e soprattutto penale è considerato un macigno insopportabile. E se la prima può essere “sgravata” con un’assicurazione (la Federcalcio si è mossa in tal senso contattando un broker per i propri dipendenti ed è pronta ad estenderla ai club), per la seconda ci vuole uno scudo penale dello Stato (complicato). I medici della A hanno preparato un documento da indirizzare alla Federazione e alla Lega per chiedere lumi sull’intera vicenda e per esprimere le loro perplessità. Pure la vicenda dei tamponi, se saranno da fare ogni 4 giorni, imporrà delle problematiche: riusciranno per esempio Inter, Milan, Brescia e Atalanta a reperirli viste le difficoltà che ci sono in Lombardia?