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Il monte ingaggi della Fiorentina tra ridimensionamento e nuovo ciclo

L’ormai consueta inchiesta di fine mercato svolta dalla Gazzetta dello Sport mette nero su bianco ciò che a Firenze si conosceva da settimane. La Fiorentina, con un monte ingaggi lordo pari a 35 milioni, si trova al nono posto in Serie A, dietro alle solite Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli e Lazio (che rispetto all’anno precedente hanno tutte incrementato il proprio monte salariale, salvo l’eccezione Inter e la Roma che ha mantenuto circa le stesse cifre). Oltre alle big del calcio italiano, i viola sono stati superati da Torino e Sampdoria, dato che sottolinea più di ogni altro numero quanto il club gigliato abbia ridimensionato la propria spesa sugli stipendi.

Lo scorso anno, la stessa tabella di Gazzetta indicava la Fiorentina al settimo posto in Serie A con 44 milioni lordi a libro paga. Era già in vigore il diktat societario “obiettivo numero uno ridurre il monte ingaggi”, proseguito in questa stagione. Infatti, i numeri del 2013-2014 (l’anno di Rossi e Gomez, per intendersi) erano di altro livello: 56 milioni di euro lordi destinati agli stipendi dei calciatori. Cifre decisamente troppo elevate per una squadra che nelle stagioni successive, complice anche tanta sfortuna, non è mai riuscita a raggiungere la Champions League.

Con il ritorno di Corvino, che prende le distanze da una gestione Pradè più abbottonata sui cartellini dei giocatori ma ben disposta a concedere qualcosa sul lato stipendi, l’obiettivo riduzione monte ingaggi è stato raggiunto in due anni (la speranza è che non si voglia scendere ulteriormente). È facile dedurre che la società non si sia di certo stracciata le vesti quando in estate ha ceduto giocatori dall’ingaggio pesante, Borja Valero su tutti (1,7 netti). Inutile negarlo: il ridimensionamento delle cifre corrisponde ad un ridimensionamento tecnico della rosa. Se non puoi permetterti ingaggi sostanziosi non riesci neanche ad avvicinarti verso giocatori di seconda/prima fascia.

Tuttavia, oltre ad un’evidente svalutazione della rosa gigliata in nome dei conti in regola, la scelta di iniziare un nuovo ciclo basato sul ringiovanimento della squadra concorre in egual misura sulla riduzione del monte ingaggi. Ed è anche la migliore strategia possibile, sulla carta. Ridurre i costi operando cessioni onerose di giocatori a fine ciclo che vogliono partire, e sostituirli con giovani calciatori futuribili, i quali vengono a costare meno sia sul lato del cartellino sia su quello dell’ingaggio.

Insomma, la strategia scelta è quella giusta, il tempo ci dirà se gli acquisti di Corvino (che ad oggi lasciano qualche perplessità) potranno crescere a tal punto da diventare giocatori importanti come i vari Bernardeschi, Kalinic e Vecino. Se realmente andrà in questo modo col tempo la Fiorentina tornerà a crescere, e dovrà farlo anche sul lato degli ingaggi. Se la società dovesse impuntarsi su politiche di austerità troppo severe, ogniqualvolta assisteremo all’esplosione di un giovane in rosa vedremo una Fiorentina incapace di trattenere tale giocatore sulle rive dell’Arno, per esigenze di “tetto salariale”.

Tirando le somme, ci sia augura che la società sia pronta ad alzare di nuovo l’asticella nel caso in cui questa squadra cominci ad ingranare. Non dal lato degli investimenti della proprietà (non ci si illude che cessi il regime di autofinanziamento durante la gestione della Valle), ma dal lato delle risorse economiche destinate agli ingaggi dei giocatori. In caso contrario, ogni estate ci ritroveremo al punto di partenza, all’anno zero.

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