Parole chiare dal direttore generale: pretattica o consapevolezza di poter allungare il matrimonio? Jovic, Cabral e non solo: servono più gol
La prima uscita amichevole contro il Real Vicenza darà, nel martedì di Moena, i primi spunti per la Fiorentina 2022/2023. Fa quasi strano parlare in questi termini per il test d’esordio dell’estate viola, ma con una rosa già molto corposa e competitiva presente in val di Fassa diventerà interessante capire le prime scelte di Vincenzo Italiano. Non tanto nelle gerarchie, chiaramente, quanto nelle intenzioni di gioco e nell’inserimento dei nuovi. Sono giorni in cui è importante mettere benzina nelle gambe, è vero, ma sarà interessante ad esempio scoprire se Mandragora agirà da regista o magari anche da mezzala, le scelte sugli esterni, l’impatto di Jovic con i compagni, la gestione di un gruppo di 34 giocatori attuali a Moena. Fermo restando che difficilmente il tecnico cambierà filosofia di gioco: pressing, possesso, modulo tattico. Ma qualcosa di differente rispetto alla scorsa stagione si potrebbe vedere, anche perché gli interpreti saranno diversi in più ruoli.
L’ATTESA DOPO I PRIMI COLPI. E se il mercato ha già portato tre arrivi importanti (Mandragora, Gollini e Jovic), più un quarto, Dodô, in arrivo quando si sbloccherà la situazione degli extracomunitari (Pulgar il primo indiziato ad uscire, visto che non è neanche in ritiro), è lecito ora aspettarsi un periodo di attesa, non sono per definire diverse cessioni in uscita, ma anche per capire come si muoveranno le altre squadre. Del resto, si sa, le migliori ‘occasioni’ possono venir fuori più avanti, quando magari grandi club avranno la necessità di cedere qualche giocatore che per la Fiorentina può essere importante. Già il fatto di aver coperto, e bene, le prime lacune, fa però lavorare con più serenità, con le spalle coperte, i dirigenti. Questo non vuol dire che la squadra è fatta, anzi. Ma la base per lavorare è ottima, c’è da dirlo.
CAMBIO DI SCENARIO? Al netto di diversi giocatori da valutare in questi giorni in ritiro (da Zurkowski a Kouame, fino ai tanti giovani), è chiaro che per una stagione impegnativa e particolare come quella alle porte ci sia da inserire quanto meno un centrocampista di qualità (che sostituisca anche per caratteristiche Castrovilli) e un esterno offensivo (Italiano ne voleva cinque già lo scorso anno). Ma il reparto sotto attenzione è adesso la difesa. Non solo per il ruolo di terzino sinistro per l’alternativa a Biraghi (resterà Terzic o si inserirà un giocatore più pronto?), quanto, soprattutto, per i centrali. Con la situazione per Milenkovic che potrebbe anche cambiare. Come accadde l’anno scorso: sembrava un sicuro partente, poi rinnovò per un anno restando con la testa giusta nel progetto Italiano. Quest’anno la ‘patata bollente’ ritorna d’attualità, ma quando tutto sembrava scritto, ecco le parole di Joe Barone: “Ha un altro anno di contratto ed è un giocatore della Fiorentina. Per noi è un giocatore importante. Si continua a parlare e ovviamente la società lo vuole qui”. Concetti ampliati poco dopo: “Ha un altro anno di contratto ed è un giocatore della Fiorentina. Io farò di tutto per tenerlo qui. Nikola e tutto il suo entourage sanno che noi lo vogliamo qui. E’ un giocatore importante per il futuro della Fiorentina. Farò di tutto per tenerlo. Inter? Sulle altre squadre ci sono tante chiacchiere. Non abbiamo sentito nessuno, non mi ha mai chiamato nessuno. Nel lavoro che dobbiamo fare c’è la volontà di tenere qui Nikola”.
LA ‘PROMESSA’ DI UN ANNO FA. Può essere forse pretattica, per far uscire allo scoperto club come l’Inter o come il Napoli che prendono tempo in attesa di uscite importanti (Skriniar e Koulibaly), magari la stessa Juve che tratta la cessione di De Ligt. Ma il direttore generale viola si è espresso in maniera forte. Con il giocatore, è vero, c’è una sorta di ‘promessa’ che arriva dalla scorsa estate, quando le parti si accordarono sul rinnovo (a cifre alte) a patto che in questa sessione fosse valutata una cessione in caso di offerta congrua da parte di un club importante. “Il ragazzo è qui da ormai cinque anni, l’anno scorso è stato da parte sua un gesto d’amore restare qui”, aveva sottolineato settimana scorsa Pradè. “Abbiamo detto no ad un’offerta scritta dall’Inghilterra. Quindi… ci siamo detti che l’Europa a lui piacerebbe, ma se dovesse arrivare un club importante non gli diremmo di no. Con grande onestà, lavoreremo e decideremo assieme”. Milenkovic si è però sempre comportato da professionista, diventando uno dei leader in campo e fuori. L’estate scorsa così come in questi giorni.
IL GRUPPO DEI SERBI E IL MONDIALE. Il rapporto con Ramadani, che Barone ha citato direttamente per Jovic e indirettamente per il centrale, può quindi aprire scenari diversi. Con un’aggiunta in più: ora Milenkovic è il vertice… anche del club dei serbi viola. È lui a fare ‘da Cicerone‘, insieme a Nastasic e a Terzic, per il nuovo arrivato Jovic. “Come sapete bene qui ci sono già alcuni giocatori serbi. Mi riferisco a Milenkovic, Nastasic e Terzic. Loro mi hanno sempre parlato bene di questa squadra e dell’allenatore”, ha sottolineato il centravanti. Insomma, con già Terzic e Nastasic non certi di restare dopo l’annata con tante ombre (per motivi diversi) appena passata, non è semplice pensare che Jovic possa rimanere senza nessuno dei connazionali. Anche perché per un suo ideale ambientamento non sarebbe il massimo. La Conference League può certo dare una mano per la permanenza di Milenkovic, così come il rapporto con Italiano. Non solo, perché con il Mondiale che si giocherà a novembre, cambiare squadra adesso o ancor peggio ad agosto potrebbe, forse, non essere il massimo per arrivare al top in Qatar. Nuovi metodi di lavoro, nuovo gruppo in cui inserirsi, l’incognita di poter non giocare titolare inamovibile in un’eventuale squadra di livello superiore. Riflessioni che farà eventualmente Milenkovic con il suo entourage, ma che rendono la partita tutta da giocare e non scontata come poteva sembrare.
IN CERCA DI GOL. A Moena, però, gli occhi sono puntati soprattutto su un altro serbo, Jovic. Entrerà in ballottaggio con Cabral, in una stagione in cui comunque potrà essere difficile individuare un titolare fisso viste le tante partite da giocare. Ma le prime impressioni in allenamento sembrano incoraggianti. Se negli altri reparti manca ancora qualcosa, davanti Italiano ha il ‘pacchetto’ quasi al completo. C’è da capire se Kouame rimarrà come terza punta, probabilmente arriverà nelle prossime settimane un altro esterno. Ma l’ossatura c’è. Gonzalez, Ikonè, Sottil e Saponara sugli esterni, Jovic e Cabral centravanti. Si riparte da qui e dalla ricerca di quei gol che da febbraio in poi sono mancati. La Fiorentina, in 16 partite di campionato da febbraio (post-mercato invernale, quindi), ha segnato solo 18 gol (media 1,12 a partita), meno anche di Verona (22) e Sassuolo (25). Nelle prime 22 gare i viola avevano invece fatto 41 gol (media 1,86 a partita). Se si comprende anche la Coppa, fanno 21 gol fatti in 19 gare da febbraio. Molto pochi, per chi imposta la squadra con chiara predisposizione offensiva. Non a caso Italiano si è spesso lamentato, anche pubblicamente, dei pochi gol soprattutto degli esterni. E a battuta, anche appena arrivato a Moena, ha fatto capire a Ikonè, ad esempio, come si aspettasse un rendimento ben diverso sotto porta.
QUALCOSA IN PIU’. A conti fatti, da febbraio Cabral ha segnato 2 gol, Piatek e Gonzalez 5 (il polacco 1 su rigore, l’argentino 3 dal dischetto), Ikonè e Saponara 1, Sottil e Callejon nessuno. Quattordici gol in sette giocatori offensivi in quattro mesi. Certo, sono arrivati i gol importanti di Torreira (3 da febbraio) e Bonaventura (1), ma certo è stato un bel limite, questo, per la Fiorentina. Per questo bisognerà ripartire proprio dal lavoro nella fase offensiva, fin da Moena. Quando ci si può allenare giorno dopo giorno, si possono provare schemi e meccanismi di gioco. Poi, tra un mese, con partite ogni tre giorni sarà molto più difficile provare nuove soluzioni se non in partita. Non solo Jovic, chiaramente ci vorrà un passo in più anche da chi è arrivato a gennaio, ovvero Cabral e Ikonè: partendo dal ritiro può essere tutta un’altra storia. Ma anche Sottil ha le capacità per fare molto meglio, lo stesso Saponara può essere ancora più incisivo negli ultimi metri. Italiano insisterà molto su questo, come già aveva fatto in stagione. Giornate importanti in val di Fassa.
Di
Marco Pecorini