Le scelte in attacco saranno decisive per il nuovo corso: vietato sbagliare. Da Retegui-Dia alle piste all’estero, c’è da riattivare il reparto offensivo
Riorganizzare la fase offensiva. Intesa come centrocampo, trequarti e attacco. Dal “difendere bene e attaccare benissimo” di Italiano a un nuovo motto che per Palladino potrà declinarsi più sul piano dell’equilibrio, senza però rinunciare alla vocazione offensiva. Un calcio fatto di movimenti, fraseggi, ma anche verticalizzazioni e giocate individuali. Questo ciò che ha fatto vedere a Monza il nuovo tecnico viola, anche se i numeri non hanno sempre accompagnato il gioco espresso (89 gol fatti in 73 partite, media da 1,22 a gara).
DA MONZA A FIRENZE. Questione di livello dei giocatori, anche, ma pure (appunto) di equilibri. Ma a Firenze, se la volontà generale è quella di continuare nel solco dell’identità data dal triennio Italiano, ci sarà comunque da riorganizzare la fase d’attacco. Con nuove idee e forze fresche. Palladino a Monza ha giocato prima con due fantasisti dietro l’unica punta (3-4-2-1, nel primo anno) e due esterni di centrocampo che spingevano parecchio (Carlos Augusto e Ciurria), poi con tre trequartisti alle spalle del centravanti (4-2-3-1) e con uno dei due mediani che si inseriva (più volte è stato Pessina), prediligendo spesso un attaccante di peso (prima Petagna, poi Colombo, quindi ha spinto per avere Djuric) pur adattandosi in certe fasi a punte più leggere come Mota Carvalho.
IN ITALIA. La Fiorentina che strada prenderà? Senz’altro si punterà forte su Nico Gonzalez, così come su Beltran. Per il resto ci sarà da prendere decisioni (su Bonaventura, Castrovilli, ma anche Nzola, Ikonè, Sabiri, Brekalo, aspettando Sottil) e rinforzare il reparto. Pradè è stato chiaro: serve un centravanti importante, funzionale. In grado di garantire tranquillamente la doppia cifra, dopo i ‘patimenti’ del dopo-Vlahovic (c’è da dire che almeno Cabral e Jovic avevano segnato 30 gol in accoppiata due anni fa, mentre quest’anno Nzola, Belotti e Beltran si sono fermati a 21, con l’argentino che ne ha segnati metà da trequartista). I viola stanno già sondando il terreno. A partire dai centravanti del nostro campionato. Piace Retegui, che già era stato segnalato in Argentina e si è adattato bene all’Italia (pur non registrando grandi numeri, 9 gol e 3 assist in 31 gare). Ma il Genoa ad ora spara alto (30 milioni). Più abbordabile Pinamonti, retrocesso con il Sassuolo: vien da 30 gol negli ultimi tre anni. Arnautovic piace dai tempi di Bologna, ma è intenzionato a non lasciare l’Inter, Lucca è un altro profilo da monitorare (l’Udinese verserà intanto 8 milioni al Pisa per il riscatto), c’è il vecchio pallino Dia che lascerà Salerno a cifre basse (anche se lui punterebbe ad un’esperienza all’estero). Djuric può essere un’idea low cost, ma funzionale, magari da centravanti di riserva. Mentre Icardi è praticamente infattibile, sia per le sue ambizioni Champions che per l’ingaggio (6 milioni netti).
SCOUTING ALL’ESTERO. E poi (soprattutto) il mercato internazionale, dove il reparto scouting è stato attivo tutto l’anno per poi presentare diversi bilanci. Giovani e vecchie conoscenze, gli osservatori (e la rete di intermediari) si sono diretti su più fronti. Diversi i profili che si sono messi in evidenza: da Borja Mayoral (17 gol in stagione al Getafe, piaceva molto un paio d’anni fa, è un ’97) al georgiano Mikautadze, classe 2000 da 14 gol in stagione ma retrocesso con il Metz in Francia, da Banza del Braga (23 gol quest’anno) alla vecchia idea Amdouni (lo ricordate al Basilea?) retrocesso con il Burnley, dall’ex Atalanta Lammers (11 gol in metà stagione all’Utrecht, ma in prestito dai Rangers) a Michy Batshuayi, 30enne che si svincolerà a zero il 30 giugno dopo una stagione da 24 gol (20 l’anno scorso, 14 l’anno prima), fino all’irlandese Troy Parrott (classe 2002, 17 gol all’Excelsior in Olanda, in prestito dal Tottenham). Ma anche Thijs Dallinga, classe 2000 autore di 37 gol in due anni al Tolosa e Kévin Denkey, altro 2000 a segno 28 volte in stagione in Belgio con il Cercle Bruges. Piaceva ai viola tempo fa anche lo statunitense Ricardo Pepi, classe 2003 che si è confermato in Europa prima al Groningen e poi al PSV, dove ha vinto il campionato quest’anno (22 gol nelle ultime due stagioni). Difficile però prenderlo ora a cifre abbordabili. Mentre procuratori e intermediari stanno cercando di proporre anche in Italia Armando Broja, punta anglo-albanese classe 2001 del Chelsea, in cerca della collocazione ideale per esplodere (se ne parla un gran bene da anni, ma non ha mai trovato continuità).
RIATTIVARE L’ATTACCO. Situazioni che verranno valutate nelle riunioni di questi giorni. La decisione sarà cruciale, stavolta non si può sbagliare. Un attaccante, forse due da inserire. Ma anche qualcuno sulla trequarti. Nella stagione appena conclusa la Fiorentina più volte si è inceppata. Un gioco che a più riprese non è apparso fluido come nei primi due anni di Italiano, le punte che si sono incartate riuscendo a crearsi (per demeriti anche dei compagni) poche occasioni da rete. Fatto sta che in stagione la Fiorentina è rimasta a secco in 16 occasioni su 58 partite. Dieci volte senza reti su 38 gare di Serie A. Numeri che parlano chiaro, insieme al fatto che in 31 occasioni i viola hanno segnato al massimo un gol. Dura vincere così, anche perché in stagione i clean sheet sono stati appena 16, mentre da gennaio la porta è rimasta inviolata solo in 6 occasioni (con 18 gare in cui la squadra ha segnato al massimo una rete). Insomma, se chiaramente in difesa qualcosa andrà fatto (soprattutto da capire il modulo, se a tre o se si continuerà a quattro), la partita più importante si giocherà là davanti.
Di
Marco Pecorini