È la Fiorentina a non avere un gioco oppure sono gli interpreti a non essere adatti al calcio di Pioli?
La Fiorentina viene da tre pareggi, tutti con lo stesso punteggio (1-1) e con un climax ascendete di difficoltà nell’avversario affrontato (dal Cagliari al Torino, infine la Roma).
Se quello con i sardi, data la superiorità della rosa a disposizione di Pioli, può essere considerato un risultato sulla carta insoddisfacente, in altre occasioni il pareggio in casa di una diretta concorrente e quello casalingo contro una big del campionato molto più attrezzata sarebbero stati visti con occhi ben più positivi. Invece, le perplessità intorno a questa Fiorentina rimangono. I 16 punti in 11 apparizioni sono lo specchio del valore attuale dei viola, che non hanno brillato nelle ultime cinque partite e al momento occupano l’ottavo posto in Serie A.
DIFESA BLINDATA. Partiamo dalle buone notizie: la squadra di Pioli ha mostrato un’ottima fase difensiva, certificata dal buon rendimento dei propri difensori centrali e da un andamento tutto sommato positivo, anche se non esente da errori, del portiere Lafont. Questo se consideriamo la carta d’identità, le pressioni a cui è sottoposto ed i margini di crescita che si intravedono. Ma non bisogna limitarsi ai difensori di ruolo: se la Fiorentina è la terza miglior difesa del campionato con 9 reti incassate il merito è di come l’intera squadra interpreta la fase di non possesso. E questo vale sia per i centrocampisti che per il lavoro sporco degli attaccanti.
IL GIOCO DI PIOLI. I problemi, come ormai è risaputo, arrivano quando è la Fiorentina a dover addomesticare il pallone. In molti ritengono che Pioli non abbia dato un vero gioco alla squadra. In realtà, il disordine della fase offensiva dei viola e la rinuncia al predominio nel possesso palla possono non piacere, ma fanno parte dell’idea del tecnico gigliato. Questo perché nel pensiero di Pioli c’è una squadra alla quale non interessa perdere tanti palloni in avanti, purché ci sia la voglia di riprenderselo subito. Una squadra che gioca spesso in verticale, anche coi lanci dei difensori, e attacca continuamente la profondità.
PROBLEMA CENTROCAMPO. Ma gli interpreti a disposizione sono adatti a questo tipo di calcio e di modulo? Nel 4-3-3 di Pioli, il centrocampo della Fiorentina ha dimostrato di possedere poca qualità, e il giocatore dotato di maggior qualità con la palla tra i piedi, Gerson, spesso rinuncia al gioco in verticale perché si innamora del pallone. Succede allora che il brasiliano ritardi i tempi di gioco (fondamentali soprattutto nell’idea di Pioli) per difendere il pallone con il fisico, cercare un dribbling meno efficiente e limitarsi a scaricare la sfera in orizzontale.
Sulla questione Veretout regista o meno si potrebbe dibattere intere giornate. Jordan, miglior centrocampista della Fiorentina per distacco, ha dimostrato di essersi ben calato nel nuovo ruolo. Ma i viola non possiedono un altro centrocampista che si avvicini alla completezza nelle due fasi che garantisce il francese da mezzala. Il problema resta l’assenza di alternative in quella posizione. A meno che Norgaard, ad oggi oggetto misterioso, non si riveli all’altezza di interpretare con ordine e personalità il cruciale ruolo di playmaker della squadra.
TRIDENTE IN CRISI. Il reparto che in teoria dovrebbe trarre giovamento dal calcio di Pioli è proprio l’attacco. Qui sorgono ulteriori dubbi: è un problema di indicazioni errate dell’allenatore? Oppure sono i giocatori che si esprimono al di sotto delle proprie aspettative? Di certo le pochissime combinazioni tra gli attaccanti sono un aspetto su cui Pioli deve lavorare molto. Ma il tecnico c’entra poco se il centravanti fatica a stoppare il pallone ed è spesso in ritardo sui passaggi dei compagni.
Se ne parla da settimane: Simeone, nonostante l’impegno che non manca mai, sta passando un lungo periodo di crisi, che si riflette sul campo in continui errori tecnici e scelte sbagliate. Momenti che ciclicamente capitano a tutti gli attaccanti, ma quello del Cholito sta durando oltremodo, tanto da far dubitare qualcuno sul suo reale valore.
Pjaca, invece, non è nemmeno partito titolare nelle ultime due uscite. Questo perché ha dimostrato di essere indietro fisicamente e mentalmente, manifestando una visibile paura di forzare nell’uno contro uno, fondamentale in cui il croato eccelleva. Il suo sostituto, Mirallas, ha sprecato la doppia chance da titolare, finendo tra i desaparecidos in entrambe le partite. Se questo è il rendimento dei tuoi attaccanti, è facile capire perché il gioco dei viola si limiti a “palla a Chiesa e vediamo cosa inventa”.
OCCASIONI DA NON MANCARE. Comunque la si veda, la prossima sfida non impossibile contro il Frosinone è una ghiotta occasione per la Fiorentina di conquistare la prima vittoria stagionale in trasferta. Così come lo è per il Cholito e Pjaca, entrambi in cerca di gol e buone risposte dal campo. La Fiorentina ha bisogno di ritrovare le loro versioni migliori. Anche per capire se la strada percorsa fino ad oggi dal tecnico è davvero quella giusta.
Di
Marco Zanini