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Il ‘fuori tutto’ e i margini di intervento: si può ripartire, ma stavolta servono ‘uova’ buone

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Da adesso si può finalmente pensare al futuro. Nuovo allenatore, mercato che si preannuncia frizzante. Firenze deve ripartire, al netto delle parole dei Della Valle che hanno spiazzato un po’ tutti. Società compresa. Serve soprattutto riconquistare l’armonia, la serenità, per non bruciare di nuovo tutto e subito. Il futuro a breve termine dice questo, mentre sulla volontà o meno di vendere la società gli scenari possono eventualmente essere più ampi e lontani. Serve, come non mai, chiarezza. E parlare con i fatti. Dopo Montella, e settimane di lunghi tira e molla su vari aspetti tra nuovo allenatore e mercato, si ripartì dai selfie di Sousa e dai primi ottimi risultati. Ora bisognerà cercare qualcosa di simile, aprirsi sempre più, coinvolgere la città, sbagliare soprattutto il meno possibile.

Compito della ‘governance‘ (per usare parole di Cognigni) composta dal quadrilatero Cognigni-Corvino-Freitas-Salica, più Antognoni. Con l’assetto societario che potrebbe modificare qualche carica a breve. In ogni caso, bisogna ripartire. E i margini per tornare a ‘fare calcio’ ci sono. Come è stato fatto del resto nei primi due anni di Pradè. Quando fu sfoltito il precedente gruppo, inserendo linfa nuova in ogni reparto. Con anche scommesse vinte e operazioni fatte in prospettiva. Poi gli azzardi Gomez e Rossi, una gestione scriteriata e l’apertura di quel ‘buco di bilancio’ che ha ridotto la Fiorentina a pesanti passivi fino all’ultimo esercizio finanziario. Insomma, adesso, meno conti e più calcio. Questo chiede Firenze, questo (forse) si può fare. Con il bilancio finalmente (quasi) in pari. E perché nei fatti c’è la volontà (e la necessità) di cambiare molto dell’attuale gruppo tecnico, cedendo almeno 5-6 titolari. E riuscendo a vendere bene, pur in un assetto di autofinanziamento, i margini di manovra per andare ad inserire prospetti importanti, ci sono.

Vitor Hugo e Nikola Milenkovic vanno in questa direzione. Primi tasselli di una lunga rivoluzione, che probabilmente non sarà conclusa prima del 31 agosto. Niente Europa da preparare, primo appuntamento ufficiale il 20 agosto. I tempi saranno quindi presumibilmente lunghi. Lasceranno, oltre a Gonzalo, anche Tatarusanu, Badelj, Ilicic, Kalinic, probabilmente anche Bernardeschi, più altri come Milic, De Maio Salcedo. In pochi sicuri di restare: in ogni caso c’è un ‘campetto’ da ridisegnare. Stavolta con molti titolari da inserire.

Ecco perché sarà il mercato di Pantaleo Corvino. Finito nella critica dei tifosi per le due campagne acquisti, fatte con pochi milioni e anche (alla luce dei fatti) spesi male. Nessun titolare portato alla causa, a parte un Sanchez utilizzato da Sousa in difesa piuttosto che a centrocampo. Poi tanti giocatori che anche per il futuro possono essere considerati ‘rincalzi’ o non da Fiorentina. Adesso molto sarà nelle sue mani: vendere bene e comprare altrettanto bene, margine di errore veramente al minimo. Perché molto dipenderà dalle ‘uova‘ a disposizione del nuovo tecnico, utilizzando una metafora snocciolata da quel Paulo Sousa che ormai è già passato.

Primo step: l’ufficializzazione del nuovo allenatore. Che con ogni probabilità sarà Stefano Pioli. Poi in base anche alle idee di gioco, andare a concretizzare i profili individuati in queste settimane: servono i due terzini titolari, almeno un centrocampista titolare, così come degli esterni e qualcuno che sostituisca Kalinic. Mica roba da poco, insomma. Tanti titolari da inserire, a differenza degli ultimi anni quando il gruppo storico è stato spesso confermato in toto. E poi la scelta anche su prestiti e riscatti: domani (31 maggio) scade l’opzione su Tello, ci sarà poi da decidere definitivamente su De Maio e Salcedo, mentre su Sanchez, Olivera e Cristoforo vige già l’obbligo di acquisto. Una lunga estate che inizia adesso. Poca fiducia generale, ma le condizioni per ripartire ci sono. Con i margini di errore, però, ridotti al minimo.

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