
CI sono storie che si trascinano all’infinito, e quella tra Sousa e la Fiorentina è una di queste. Anche se l’infinito del tecnico portoghese finirà a giugno. Un addio lunghissimo, comunque. In pratica Sousa sta vivendo da esonerato la sua seconda stagione viola. La società in estate lo ha sfiduciato, estromettendolo da qualunque scelta di mercato. Tu allena, al resto pensiamo noi gli hanno detto. Forse ci voleva più coraggio, ma Andrea Della Valle ha preferito tirare fuori l’orgoglio che mandarlo via e pagare inutilmente il suo stipendio. E Sousa, piuttosto che dimettersi e rischiare di rimanere fermo un anno, ha accettato.
Un compromesso che ha segnato la stagione in maniera netta, inequivocabile, e ha stritolato la Fiorentina dentro un’inutile guerra di personalità. Da una parte la necessità della società di recuperare soldi e abbassare il deficit, dando chiara la sensazione di non chiedere niente a questa stagione; dall’altra un allenatore a termine con poco entusiasmo e il desiderio di chiudere in fretta la sua avventura fiorentina. Come molti dei suoi giocatori, del resto.
Insomma, un anno di passaggio e di grandi tensioni. E una squadra in equilibrio precario tra ciò che è, e ciò che potrebbe (o poteva) essere. Saranno mesi difficili per Sousa, che ha messo in esilio la sua idea di calcio. Acquisti sbagliati, scelte sbagliate, occasioni perse. Mentre c’è chi dice che andrà alla Juventus, mica al Pizzighettone (con tutto il rispetto). O magari in Premier League. Intanto però Paulo prova a dare un senso a ciò che resta, tra frasi complicate (i complimenti a Babacar dopo la Roma…) e silenzi che parlano. Una stagione contro, ma non del tutto sprecata. Non ancora, almeno.
Il campionato può avere un sussulto, e la doppia sfida in Europa con il Borussia può ricordare a tutti che la Fiorentina è una squadra che quando vuole sa tirare fuori il talento. Ma se tutto questo salta, c’è il vuoto. Perdere altre posizioni in classifica e uscire anche dall’Europa League sarebbe una botta tremenda e, soprattutto, consegnerebbe la Fiorentina a tre mesi di oblio e voci di mercato. Parole che renderebbero ancora più difficile l’addio annunciato tra Sousa e la società viola.
Che storia triste, diciamolo. Quando l’io è più forte degli interessi della squadra, il pallone si sgonfia e diventa un’altra cosa. Del resto tra Sousa e la Fiorentina non ha funzionato fin da subito. Il tecnico portoghese se ne voleva andare già dopo pochi mesi che era arrivato qui. Ma poi è rimasto. Scelta di vita, la sua. E di opportunità. La Fiorentina stava giocando bene e nonostante le continue punzecchiature alla società, in Italia si parlava del suo calcio e del talento di Sousa. Poi tutto si è sgonfiato.
La Fiorentina, le ambizioni, e forse anche il coraggio. È rimasto soltanto quel leggero sentimento di insofferenza — nemmeno troppo nascosto — che circonda ogni parola, ogni espressione del viso, ogni momento di difficoltà. E che ha consumato tutto. Anche l’entusiasmo (e la pazienza) della città.

Iscriviti
Login
72 Commenti
ultimi
Di
Redazione LaViola.it