Il blog di Ludwigzaller
Il blog di Ludwigzaller: Schopenhauer
Schopenhauer era figlio di un ricco mercante tedesco, e destinato a svolgere lo stesso lavoro del padre. A diciassette anni i genitori lo condussero con loro in un tour che toccò diversi paesi europei, ma il giovane Arthur si annoiava e vedeva dappertutto, forse non senza ragione, le sofferenze dei poveri. Più tardi suo padre morì e d’accordo con la madre Schopenhauer ottenne di poter studiare filosofia soddisfacendo così un suo giovanile sogno. Ma ben presto il giovane Arthur ruppe con la madre, che gli fece sapere che non lo voleva più vedere, e mantenne quanto stabilito per il resto della sua vita. Schopenhauer fu chiamato ad insegnare all’università di Berlino, ma poiché teneva le sue lezioni alla stessa ora in cui le teneva Hegel, i banchi della sua aula erano tristemente vuoti.
Insomma Schopenhauer era un grandissimo sfigato. Non è chiaro se la sua visione del mondo estremamente pessimistica abbia contribuito ad attirargli la sfiga, o se pure sia stata la sfiga che lo perseguitava a renderlo pessimista. Ad ogni modo il suo capolavoro Il mondo come volontà e rappresentazione uscì finalmente nel 1819, ma non se lo filò nessuno. Intanto gli eserciti di Napoleone invadevano la Germania e Arthur sfuggiva ad epidemie di colera.
Il timore che l’oscura rassegnazione di Schopenhauer contagi i tifosi della Fiorentina in questi giorni è palpabile. Ci accingiamo anche a noi a partire per la Germania, non per studiare filosofia, ma per giocare una partita di pallone che viene presentata come la prima di un “ciclo di ferro” che dovrà decidere delle sorti di Sousa. Storia non nuova, anche la partita con la Roma doveva essere la svolta della stagione. C’è qualcosa che non funziona nel modo che ha Sousa di mettere la squadra in campo, nonostante che il suo sistema di gioco assomigli da vicino a quello con cui il Psg di Emery ha massacrato il Barcellona.
La qualità degli interpreti non è la stessa, certo. Però niente si può obiettare ad una organizzazione tattica che altrove funziona. E dunque si torna ai vecchi temi dell’usura dei giocatori chiave o della mancanza di esterni alti di ruolo importanti. Senza esterni il gioco spagnoleggiante funziona poco e rischia di risolversi in una serie di passaggi orizzontali o all’indietro contro i quali hanno facilmente la meglio le difese schierate. Nel Psg non a caso il migliore, assieme a Verratti, ormai definitivamente maturato, è stato Di Maria. Quanto all’usura, avrebbe certamente giovato a Sousa, il poter disporre di un Borja più giovane o, ancor meglio, di un organizzatore del gioco come Pizarro. Ma contro il Barcellona di Enrique ha brillato soprattutto Emery, quasi omonimo dell’Eymerich inquisitore di Evangelisti, un allenatore di cui abbiamo a suo tempo sperimentato sulla nostra pelle la qualità. Un gioco intenso ed intelligente il suo, capace di mettere alle corde l’organizzazione tattica degli allenatori avversari incluso Montella, accompagnato da una presenza in panchina teatrale ma efficace.
Essendo comunque la Germania anche la terra di Kant e di Goethe, converrà muovere speranzosi alla volta della “ridente” cittadina di Mönchengladbach, prossima al confine con i Paesi Bassi, e ben lontana da quella gelida Danzica, oggi polacca, dove era nato Schopenhauer. Giocherà a nostro favore la minore conoscenza che hanno i tedeschi del calcio di Sousa, e la crescente maturazione psicologica dei nostri giovani migliori. Ferme restando le difficoltà quasi insuperabili ad attingere ad una montelliana semifinale contro una squadra del calibro del Siviglia di Emery.
di Ludwigzaller