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Vengono dunque a farci visita i torinesi, con il loro senso del dovere di ascendenza nordica, l’amore per il lavoro indefesso, la scarsa fantasia e la prudenza. Cavour innovatore, un tipo che oggi avrebbe posseduto l’ipad e l’ultimo modello della Tesla. Il silenzioso e fantasiosissimo Calvino, torinese d’adozione e impiegato all’Einaudi. Primo Levi che viene deportato, in quanto ebreo e oppositore al fascismo, in un campo di sterminio, ma nella sua mente immagazzina tutto, non si perde un dettaglio, e se ne serve per scrivere contro i tedeschi un atto di accusa memorabile.
A Torino poteva capitare di essere ricevuti dal più grande illusionista ed esperto di paranormale di ogni tempo, quel Gustavo Rol che indovinava la sorte aprendo a caso la pagina di un libro o esibendosi in straordinari esercizi di prestidigitazione. Federico Fellini lo consulta per via di un film che vuol girare, tratto da una storia inquietante di Buzzati. Rol lo sconsiglia. Fellini incomincia a mettere in piedi il film ma poi si ammala gravemente e lascia perdere.
Nelle langhe, durante la seconda guerra mondiale, Beppe Fenoglio è spesso ospite, in una villa appartenente a una famiglia della buona borghesia torinese, di una ragazza dagli occhi color nocciola, Fulvia. Lei le commissiona delle lettere d’amore, che tiene in un cofanetto comprato apposta. Ma a Torino non lo vuole incontrare, le differenze sociali spiccherebbero, Torino “non è il nostro centro” gli dice. Beppe le dedicherà un romanzo nel quale lei è perfettamente riconoscibile. Siccome si tratta di una signora rispettabile, Fulvia, dopo la morte di Fenoglio, regala le lettere a un prete: è sposata ormai e ha una reputazione da difendere.
Gozzano, forse il più grande poeta del Novecento (ma non pensate alla signorina Felicita), intuisce di aver davanti una vita breve, perché è ammalato e sfoga la sua malinconia aggirandosi per il parco del Valentino innevato dove incontra signore dai capelli precocemente incanutiti. Pinacoteche al Lingotto, eserciti di Panda, quella curiosa reliquia che è la Santa Sindone. Personalmente debbo confessare che per me Torino resta un labirinto, percorrerla per intero mi risulta un’impresa. Trovo più semplice attraversare New-York a piedi da Central Park al memorial delle Torri Gemelle. Ma non voglio aggiungere altro.
Cosa accadrà sul campo? A Firenze è nata, e non mi stancherò di dirlo, la versione italiana del calcio spagnolo di Guardiola, grazie a Montella e a giocatori come Cuadrado. Epiche le sfide tra Conte, poi Allegri e Montella, con Montella che attaccava nonostante la palese inferiorità, talvolta dandole, in altri casi prendendole. Ora le cose sono cambiate. Allegri sembra aver imparato la lezione da Montella, ricerca più di un tempo la manovra collettiva, di cui è protagonista quel Cuadrado che la sorte e i Della Valle ci hanno sottratto.
Noi quest’anno siamo squadra femmina e come squadra femmina proveremo a giocare, lasciando l’iniziativa agli avversari e ripartendo. Benché non sia un ammiratore del gioco di Pioli, non escludo nessun risultato, con la Fortuna siamo in debito e prima o poi dovremmo recuperare. Saranno in campo fra l’altro diversi giocatori che la Juve brama, come Milenkovic e Chiesa, ci sarà lo scontento Pjaca che vorrà giocare e ben figurare, e l’ancora irrisolto ma non inutile Bernardeschi.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
																	 
									 
																	 
									 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it