Come si può creare una squadra economica e vincente? La teoria di Ludwigzaller
Durevole equivoco calcistico è che un presidente prodigo debba spendere tantissimi soldi per fare una buona squadra. Già Baglini aveva messo in guardia contro questo pregiudizio. Si vince anche senza spendere una fortuna. E la Fiorentina del 1968-69 lo dimostra. Quella squadra era nata da cessioni importanti e da acquisti azzeccati di giocatori che non erano tra i più celebrati. Nel 2012 riuscì a Pradè che oggi è tra i più criticati di fare una squadra vincente con una spesa minima. La Fiorentina di allora era formata da svincolati (Pizarro e Aquilani), giocatori ceduti sotto prezzo (Borja e Gonzalo) o giunti a un bivio della loro carriera (Cuadrado e soprattutto Ljajic, che stava per essere ceduto).
Dopo l’arrivo di Commisso, Pradè fu richiamato a Firenze. E in poco tempo creò una squadra utilizzando la stessa strategia low-cost. Semplificando si pensava a Badelj come all’omologo di Pizarro, a un Pulgar che coprisse il ruolo di Borja e a Castrovilli quello di Aquilani. Sulle corsie laterali giocavano Lirola e Dalbert, l’attacco fu affidato a Chiesa e a Ribery. Dunque una squadra coerente, logica, pensata per fare calcio in un certo modo. Come mai questo disegno non abbia dato gli stessi risultati del 2012 è difficile dire. Sta di fatto che Badelj deluse, Pulgar tardò a inserirsi e anche Dalbert e Lirola fecero fatica. In questi casi è legittimo chiamare in causa la sfortuna e il caso. Ribery dopo essere stato acclamato nelle prime partite mostrò un carattere difficile e una inevitabile fragilità. Ci si accorse che la squadra non aveva riserve. Nelle campagne acquisti successive non ci fu un piano preciso. Si acquistava in maniera casuale e senza badare alla qualità e al ruolo dei giocatori. Ne venne fuori una squadra adatta alla salvezza ma senza ambizioni.
Pradè a quanto pare sarà confermato. Spetta a lui dunque affrontare un nuovo lavoro di costruzione della rosa. Pradè dovrà lavorare come nel 2012, sperando di aver più fortuna che nel 2019. La ricetta è sempre la stessa: un allenatore giovane, coraggioso, con competenze precise dei sistemi di gioco, una rosa low-cost costruita con il tecnico secondo un’idea di calcio. Al momento è Italiano per me l’allenatore più adatto a lavorare con Pradè a questo progetto. L’unico che sappia creare calcio senza spese eccessive e giocatori di nome, che non abbia procuratori ingombranti o non voglia come De Zerbi fare una carriera europea.
di Ludwigzaller

Di
Redazione LaViola.it