Italo Calvino scelse come sottotitolo delle sue Lezioni americane, nate come conferenze da tenere in America, l’espressione Six memos for the next millennium. Più modestamente vorrei qui proporre alcune regole generali che mi sembra possano utili a chi voglia costruire una squadra, non dirò vincente ma competitiva. Non si tratta, è bene precisarlo, di regole che ho dedotto facendo il calciatore o il direttore sportivo. Come ho tante volte chiarito io sono soltanto un appassionato.
L’obiettivo di queste regole elementari è pervenire a forme di ragionato entusiasmo. Come Machiavelli ci insegna qualsiasi progetto utopico è praticabile solo se si trova il modo di renderlo concreto. In questo momento la piazza fiorentina si nutre di utopia ma rifiuta il realismo e la concretezza, che dell’utopia non sono l’opposto ma l’inevitabile controaltare. Dedico questo vademecum ad Andrea della Valle, così come Machiavelli dedicò Il principe a Lorenzo dei Medici che, è bene precisarlo, non era il Lorenzo più famoso ma un suo nipote.
1. Spendere
Il primo dilemma è il più spinoso, e fonte di discussioni infinite: occorre spendere molto per creare una squadra competitiva? Non c’è dubbio che il budget decida della sorte di una squadra. Ma come Baglini, presidente del primo scudetto, osservò, si può vincere anche disponendo di un gruppo di buoni giocatori, nessuno dei quali sia economicamente irraggiungibile. L’acquisto di giocatori molto costosi, se la situazione finanziaria non lo giustifica, rischia di rivelarsi dannoso e di peggiorare in modo esiziale i conti.
2. Allenare
È illusorio pensare che l’allenatore non abbia nessuna influenza sui risultati. Se si osserva la storia del calcio recente si può constatare che l’importanza di allenatori che possiedano un sistema di gioco personale ed una visione d’insieme è enormemente cresciuta. Nello scegliere l’allenatore si deve guardare di più alla creatività e alla fantasia che non all’esperienza. Gli allenatori giovani e aggiornati sono portatori di un entusiasmo che con il tempo perdono, mentre le loro idee di gioco vengono conosciute e prevenute.
3. Giocare
Esistono ottimi giocatori che inseriti in un sistema di gioco sbagliato non rendono. E giocatori relativamente mediocri che sono esaltati dall’inserirsi in un sistema di gioco che si addica alle loro caratteristiche. In nessun caso ha validità il principio secondo il quale il direttore sportivo mette a disposizione dell’allenatore un gruppo di giocatori lasciando che questi se la sbrogli.
4. Debolezze
La Fiorentina vincente di Ranieri Pontello, grazie all’acutezza dei suoi direttori sportivi, tra i quali Allodi, dopo aver individuato un nucleo di giocatori, cercò di perfezionare la costruzione intervenendo dove si notavano delle debolezze. È inutile avere in squadra Causio, Claudio Sala e Bertoni, se poi mancano un centrale di difesa come il Passarella di quegli anni o un portiere.
5. Fare e disfare
È vietato fare e disfare: se si è scelto un sistema di gioco che funziona e si sono ottenuti dei risultati, non ha senso ricominciare ogni volta da zero. La costruzione della squadra vincente è un’opera di pazienza e si estende in vari anni.
6. Costanza
Gli investimenti debbono essere costanti e ragionati, è pericoloso alternare ad annate di grandi investimenti che fanno aumentare il deficit altre in cui si risparmia all’eccesso.
Se tutto questo si rivela inutile non resta che ricorrere ad un cinese multimiliardario, ma si tenga conto che la maggior parte di queste regole dovranno essere applicate anche dal cinese. Si ricordi infine che la Fortuna ed il caso dominano la vita degli uomini, di cui il calcio non è che una metafora.
di Ludwigzaller
Di
Redazione LaViola.it