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Il blog di Ludwigzaller: Ragna

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I duchi medicei erano letteralmente travolti dalla passione per la caccia, che consideravano un esercizio per il corpo, un modo di sviluppare il coraggio e di prepararsi alle imprese militari. Come spiega Benedetto Varchi si trattava di “quella caccia delle fiere di quattro piedi… la quale e con cavalli dee farsi e con cani e con forze del cavaliero, perché la gagliardia, che nell’uomo si stima, in questa si adopera affrontandosi con feroci animali e quelli atterrando”. Che i feroci animali affrontati dai duchi nelle loro interminabili giornate di caccia fossero maiali selvatici, ovvero relativamente innocui cinghiali, aveva poca importanza I diari di corte di casa Medici contengono monotoni elenchi delle stragi perpetrate dal duca in persona e dai suoi cortigiani nei boschi del Casentino.

Se la caccia signorile e regale, la Royal hunt, appare una lotta ad armi pari tra l’uomo e gli animali selvatici rinomati per la forza ed il coraggio, le normali tecniche di caccia mirano essenzialmente ad ottenere i migliori risultati con il minimo sforzo. Si parla infatti di “caccia con insidie”. I sistemi principali utilizzati per questa caccia a fini più apertamente utilitaristici sono la pania e la rete, la trappola o la gabbia. La più grande delle reti è chiamata la ragna, per la sua somiglianza con una sorta di grande tela di ragno che viene stesa in mezzo al bosco. Gli uccelli finiscono dentro da soli o vi sono spinti dai cani. La ragna è una risorsa per i contadini, ma anche per la corte. Un’insidiosa ragna è allestita anche nel giardino Boboli.

Le origini nella Toscana del sud di Massimiliano Allegri, e il suo volto da cacciatore, spiegano forse il motivo per cui l’allenatore della Juventus sia stato tra i primi ad inaugurare un sistema calcistico che ricorda da vicino la ragna. Non si tratta del vecchio gioco all’italiana, fatto di una linea difensiva appostata al limite dell’area e di giocatori abili nelle ripartenze, come i Mazzola e i Jair della vecchia Inter, ma di una trama sistematica volta a rompere il gioco avversario che si estende a buona parte del campo. La squadra così schierata galleggia, dà l’impressione per lunghi tratti di essere fuori dalla partita e di subire, ma poi colpisce improvvisamente, segna, vince. Con queste pazienti tecniche Allegri attendeva la Fiorentina di Montella, che invece praticava la caccia al cinghiale di cui si diceva, coraggiosa e gagliarda.

In quella particolare zona della classifica in cui ci troviamo, squadre da cui dobbiamo guardarci come il Bologna o la Sampdoria praticano questo calcio prudente, distruttivo, noioso, ma spesso estremamente efficace. Alla loro guida ci sono allenatori come Giampaolo o Donadoni che riprendono la lezione di Allegri. Ne vengono fuori partite inguardabili ma produttive sul piano dei punti per la squadra che sceglie la strategia difensiva. È in questo modo che la Sampdoria ha disfatto il Milan, annullandone gli schemi e andando alla fine a segno. Un giocatore come Quagliarella che sparisce dal gioco per rientrarvi subitaneamente è perfetto per la ragna. Si tratta di una strategia debole, riservata a squadre che sanno di non poter vincere sfidando l’avversario in campo aperto. Sarri, Montella, Di Francesco, lo stesso Spalletti la disdegnano, Pioli, per carattere e per oggettive ragioni di debolezza della rosa, finisce per esserne attratto.

Questo campionato di uccellatori pazienti è quello in cui siamo finiti ed è quello che dovremo cercare di vincere, se vogliamo sperare nell’Europa League.

di Ludwigzaller

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