A onta del tratto eversivo di quella barba biblica da protestante o da quacchero l’attuale nostro allenatore è persona garbata e intelligente, disponibile nelle conferenze stampa, elegante e rispettoso. Le squadre che mette in campo sono plausibili, i risultati, benché non eccellenti, in linea con le aspettative e con i programmi. Pareggi contro squadre forti, qualche vittoria in casa e in trasferta. Il gioco della squadra rispecchia in definitiva questa realtà. È un gioco ordinato, piacevole, semplice. Come avrebbe detto il Bertold Brecht dell’Opera da tre soldi, i portieri parano, gli attaccanti attaccano, i difensori difendono.
Che manca dunque a questo progetto per entusiasmare la città e non fare calare il numero degli spettatori? A me pare che facciano difetto quella componente di rischio e quel senso dell’avventura che avevano reso memorabili annate durante le quali la Fiorentina sul campo non aveva poi raccolto molto: e penso ai campionati di Eriksson, Malesani, o del primo Radice. In tutti e tre i casi la Fiorentina mancò la qualificazione europea e arrivò nelle retrovie, ma attorno alla squadra c’erano aspettative ed entusiasmo. Il gioco era ben congegnato e coraggioso, e la squadra era talmente piena di giovani da rendere l’età media incredibilmente bassa. Per non parlare della squadra che Prandelli costruì con pazienza, facendo esordire talenti come Ljajic, Montolivo, Pazzini, Melo. E di quella che Montella e Pradè assemblarono con giocatori lasciati senza contratto.
A quest’argomento si può controbattere osservando che il mondo del calcio è cambiato, che nel calcio di oggi ripetere quegli exploit è impossibile, che i giovani di oggi non valgono quelli di allora. Tutto vero, così com’è vero che probabilmente le giovani promesse che erano state presentate come rinforzi decisivi se ne andranno a gennaio perché la prima squadra è per loro inaccessibile. In compenso il vetusto Thereau è titolare inamovibile. Di contro la Fiorentina non corre mai rischi, non prova a vincere, neanche se ci sono le condizioni più favorevoli. Un Napoli reduce da due partite perse, con il morale a terra e le forze in calo, non poteva far paura di più di tanto, a un Genoa che arriva a Firenze ultimo in classifica non si deve lasciare un tempo per attaccarlo a fondo. Anche l’organizzazione del gioco convince fino ad un certo punto: la Fiorentina offre un calcio piacevole, ma certo non organizzato come quello di altre squadre. E sarà pur vero che per praticare quel calcio ci vogliono gli uomini giusti, ma intanto l’Udinese di Oddo rischia di scavalcarci senza una rosa fenomenale.
Viene voglia insomma di rivolgere a Pioli il consiglio che Nanni Moretti, seduto davanti alla tv, rivolgeva, in un film di qualche anno fa (Aprile), a un prudente Massimo D’alema: “D’Alema dì una cosa di sinistra! Dì una cosa anche non di sinistra, di civiltà! D’Alema dì una cosa!”
Ps. Questo post è stato scritto prima dell’ultima partita e dei progressi che si sono visti: un giovane ha esordito, sia pure per disperazione, la squadra ha attaccato e provato a vincere, riuscendoci, si sono registrati miglioramenti. E la classifica, benché sia sempre quella, si è mossa, con un incoraggiante avvicinamento al sesto al posto che la Sampdoria non presidia più con la sicurezza di qualche tempo fa. Auguri.
Di
Redazione LaViola.it