Il blog di Ludwigzaller: Ostinazione

Dal 15 al 30 ottobre gli studenti del cantone elvetico del Vaud hanno a disposizione due settimane di vacanze autunnali. Questo lungo periodo di astensione dagli obblighi scolastici nasce dalle tradizioni contadine di quella regione. In quei quindici giorni c’è la vendemmia nelle vigne che si attardano sui terrazzamenti assolati nei pressi del lago Lemano, ed i ragazzi un tempo erano chiamati ad aiutare i loro genitori. Le amiche svizzere del dottor Zaller si precipitano allora in Toscana ed egli è obbligato ad accompagnarle in giro. La Toscana è la loro terra elettiva, amano gli uliveti, per i quali a loro volta è iniziata la raccolta, e le città d’arte. Ieri dunque mi sono unito ad una elvetica in un tour che mi ha condotto in quel triangolo delle Bermude di Benozzo Gozzoli che è la direttiva che da Empoli conduce a Castelfiorentino, Certaldo e infine S. Gimignano.

Questo è stato per me l’anno di Benozzo, ho ridisegnato alcune committenze per un articolo che deve uscire tra poco, pur non avendo incontrato un consenso entusiasta di una certa studiosa che è l’autorità in materia (ma mi capita sempre, dunque non è una novità). A S. Gimignano ho mangiato i peggiori pici della mia vita, ma gli affreschi che ho visto erano straordinari. C’era, ad esempio, nella chiesa di S. Agostino, il grande affresco nell’abside che Gozzoli ha dedicato alle storie del santo. Celebre l’episodio in cui Agostino, che in quel periodo meditava sul mistero della Trinità, vede un misterioso bambino che con una conchiglia sta travasando l’acqua del mare in una piccola buca presso la riva. Agostino gli fa notare quanto sia vano il suo tentativo di trasferire l’oceano in una buca e il bambino di contro gli spiega che altrettanto inutile è il suo di comprendere i misteri divini.

Insomma un caso di estrema ostinazione che mi ha ricordato vagamente quella calcistica di Paulo Sousa. Costringere Bernardeschi lontano dalla porta era impresa davvero inutile, ma Sousa ha voluto insistere a piazzarlo lì fino a quando non ha avuto l’acqua alla gola. Sull’1-0 a favore del Cagliari, infatti, la Fiorentina era in piena zona retrocessione. A quel punto il miracolo c’è stato, forse agevolato da un Cagliari non troppo solido, forse da una richiesta esplicita di Sousa che ha chiesto  a Berna di avanzare. Ma non è da escludere che sia stato il giocatore da solo a recuperare una posizione che gli era più consona. E sono arrivati in successione due bei goal, uniti ad assist e ad una promettente intesa con Kalinic, che hanno salvato la Fiorentina e restituito dignità ad un giovane giocatore che la stava perdendo. I goal sono l’unica medicina per Berna, attraverso i goal può portare avanti la Fiorentina, mantenere il posto in nazionale, farsi notare da qualche grande squadra che lo vuol comprare.

I giocatori che sanno anche difendere sono elogiati, ma le grandi squadre comprano solo quelli che segnano: il resto conta relativamente. Si tratta di goal realizzati con l’istinto dell’attaccante, in una posizione centrale o addirittura in area, dunque diversi anche da quelli di Robben a cui viene accostato. Bernardeschi nel corso della  carriera aveva sempre segnato, tutti gli allenatori lo avevano collocato in una certa zona del campo. Davvero opinabile la scelta eretica di Sousa di metterlo altrove, che dissennatamente ha finito per stregare anche i due difensivisti Conte e Ventura. Mi auguro d’ora in poi di vederlo attaccante, se non addirittura prima punta come aveva pensato quel Montella che con la sua fantasia calcistica ed un certo buonsenso ha rivoltato come un calzino la rosa del Milan, mettendo sotto la Juve e portando lo stesso gruppo di giocatori dalla media classifica dell’anno scorso al secondo posto.

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