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Il blog di Ludwigzaller: L’Olivi

Nei grandi romanzi ci vuole, oltre al protagonista, un degno deuteragonista. Lo sapevano bene i miei autori preferiti. La Bovary non sarebbe altrettanto coinvolgente senza il malvagio farmacista Homais, emblema del progressismo vuoto e di maniera. In Gatsby il deuteragonista è il marito di Daisy, il rude giocatore di golf Tom Buchanan, nella Recherche sono tentato di attribuire questo ruolo a Charlus, che in qualche modo è tutto ciò che il protagonista non vorrebbe essere. Nella Coscienza di Zeno  il deuteragonista non è un golfista, un farmacista o un conte: è un ragioniere, il ragionier Olivi.

Inetto alla vita pratica, ma dotato per famiglia di una considerevole fortuna, Zeno ha dovuto fare per tutta la vita i conti con l’Olivi, uomo senza fantasia, attento ai conti, concreto, fedele servitore del padre. Olivi amministra la ditta di famiglia, della cui prosperità è l’autentico artefice. In cuor suo Zeno lo vive come un rivale, che gli ha sottratto l’affetto del genitore e gli ha impedito di crescere. Quale occasione migliore per sottrarsi alla doppia tutela dell’Olivi e del padre che la morte di quest’ultimo?

Ma nel testamento si annida un perfido codicillo, un codicillo dai incubo: Zeno erediterà tutto, ma dovrà accettare la tutela dell’Olivi. Le clausole testamentarie parlano chiaro. Il padre, non fidandosi del figlio e giudicandolo un incapace, ha colpito duro. Passeranno molti anni prima che Zeno si affranchi dall’Olivi. E diventi a sua volta un commerciante abile. Ciò avviene verso la fine del romanzo, allo scoppio della prima guerra mondiale. Intuendo che il prezzo dell’allume è destinato a crescere Zeno ne acquista una partita e guadagna una grossa cifra. La maturità è raggiunta, benché tardivamente, ma in quell’istante Zeno si accorge che la maturità non esiste. Che nella vita si è giovani o “vecchioni”. E che lui, purtroppo, è diventato vecchio.

La continuazione della Coscienza di Zeno si doveva intitolare appunto Il vecchione ma Svevo non fece in tempo a scriverla perché morì, inopinatamente, in un incidente di macchina. Il suo tardivo successo letterario era dovuto ad una circostanza fortunata che si verifica una volta su un milione: il giovane professore irlandese che lavorava alla Berlitz di Trieste e da cui si era recato per avere lezioni di inglese era James Joyce. Senza Joyce, Svevo in Italia non se lo sarebbe filato nessuno. Capita.

Ma ho parlato anche troppo di uno degli scrittori che più amo e dei suoi personaggi così vivi e reali da sembrare più veri del vero. È tempo di scoprire le carte: il nostro Olivi è l’uomo nero Cognigni, messo in quel posto di comando con il preciso intento di spegnere sul nascere i sogni e le utopie degli allenatori e dei direttori sportivi che hanno occupato gli uffici della ACF Fiorentina. Se poi Andrea Della Valle sia lo Zeno della situazione questo francamente non lo so e non lo posso immaginare. Ma che la Fiorentina sia governata dal pragmatismo ragionieristico questo appare abbastanza certo. A quanto leggo, lo stesso Di Francesco si è già scontrato con il ragioniere e da quel colloquio è uscito perplesso e incerto circa la scelta della Fiorentina.

di Ludwigzaller

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