Ai primi di luglio del 2015, dopo le dimissioni di Montella, arriva a Firenze Paulo Sousa. Le vittorie nel campionato israeliano ed in quello svizzero lo fanno apparire un vincente, ma a parte la forza di quei campionati, va da sé che il Maccabi e il Basel non sono banchi di prova irresistibili: dal 2007 fino al 2017 il Basilea non ha mai mancato un campionato svizzero.
La striscia del Maccabi è più breve, ma anche gli israeliani, quando Sousa prende la squadra, hanno vinto i due campionati precedenti. Alla guida del Videoton, in Ungheria, Sousa aveva vinto tre trofei, ma si trattava di una coppa nazionale e di due supercoppe. Si trascura di raccontare che Sousa allenando nella serie B inglese ha ottenuto al massimo un settimo posto ed è stato esonerato due volte.
Una carriera difficile e controversa, che ricomincia da Firenze: non esattamente la piazza peggiore del campionato italiano. La squadra è reduce da tre stagioni terminate al quarto posto, ha un gioco consolidato ed è arrivata tra le prime quattro in Europa League. Pur avendo perso alcuni titolari, la Fiorentina di Sousa gioca bene. Affrontando il campionato con una condizione fisica molto brillante, frutto di una preparazione leggera, e con alcuni accorgimenti tattici come il pressing molto alto e la transizione veloce tra le due fasi, batte il Milan alla prima giornata.
È il primo caso in cui la squadra, anche per proprio merito, si trova tuttavia a giocare quasi tutta la partita in superiorità numerica. Contradditorio l’esito della partita successiva: a Torino con il Torino la Fiorentina sembra smarrire ogni forza e nel secondo tempo viene raggiunta e superata. Le due successive partite, con Genoa in casa e Carpi, sono facili, ma le cronache dicono che la Fiorentina le affronta in modo stentato, salvandosi dalla mediocrità solo grazie a due goal di un giocatore cui Sousa ricorrerà anche in seguito nei momenti difficili, Babacar. A Milano con l’Inter, dopo la vittoria limpida con il Bologna, la fortuna continua ad assisterci, perché un errore clamoroso del portiere ci fa passare in vantaggio dopo pochi minuti. Anche in questo caso si registra inoltre una espulsione a nostro favore.
E di nuovo giocheremo in superiorità numerica contro l’Atalanta, che al Franchi incassa un goal ed una espulsione nei primi cinque minuti. La settima giornata è il turning point dell’inizio di stagione. Nelle prime sette partite del campionato la Fiorentina ha accumulato la bellezza di 18 punti, sui 21 disponibili. La media, stratosferica, è di oltre 2,5 punti a partita. E tuttavia, a ben vedere, è proprio in questo momento che le cose cambiano.
Le due sconfitte con Napoli e Roma dicono che probabilmente non siamo attrezzati per vincere il campionato. Più tardi verranno quelle con Juventus e Lazio, e i due pareggi con Empoli e Sassuolo. Dalla settima giornata alla diciottesima, in undici partite, la Fiorentina fa 20 punti, la media si abbassa da 2,5 a 1,8 punti a partita. Il gioco è diventato meno brillante, ma nonostante tutto riusciamo a chiudere a pochi punti dalla prima posizione.
Il fatto è che sia la Juve che il Napoli hanno dato molto meno di quanto ci si aspettava. La Juve aveva cambiato molto, il Napoli scontava l’arrivo di Sarri. Alla famosa settima giornata il Napoli aveva 12 punti, la Juve 8, con un distacco di sei e dieci punti dalla Fiorentina. Alla diciannovesima giornata, tuttavia, cioè alla fine del girone di andata, il Napoli si trovava a 41 punti e la Juventus a 39. Ciò significa a ben vedere che dalla ottava alla diciottesima la Juve ci aveva rimontato già dieci punti, e il Napoli nove.
Contro Lazio, Roma, Juventus e Napoli la Fiorentina nel girone di andata 2015 aveva perso, e vinto solo con le disastrate squadre milanesi. Senza dimenticare le precoci eliminazioni dalla Europa League e dalla stessa Coppa Italia. Da allora in poi la Fiorentina era destinata a spengersi fino a terminare stentatamente al quinto posto. Nel girone di ritorno la Fiorentina non supererà i 26 punti, con una media al di sotto degli 1,5 punti a partita, la stessa dell’attuale campionato. Quelle prime sette partite del 2015, che pure rappresentano una serie molto interessante, non bastano a nobilitare i due anni fiorentini di Paulo Sousa. E l’idea che quella Fiorentina stesse dominando il campionato pare una grande illusione.
Di
Redazione LaViola.it