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Il blog di Ludwigzaller – Il buco con la menta intorno

Ludwigzaller si chiede se lo stadio moderno non sia un centro commerciale con annesso un campo di calcio

Una delle più famose immagini “filosofiche” dello scorso secolo raffigura apparentemente un’anatra con il suo becco. Se osservata da un’altra angolazione, l’immagine assume un altro significato: il becco dell’anatra si trasforma in un paio di lunghe orecchie e appare un coniglio. Fu lo psicologo americano Joseph Jastrow a pubblicare per primo l’immagine a corredo di un articolo apparso nel 1899 sulla rivista Popular science. In seguito l’artificio piacque al filosofo Wittgenstein, allo storico dell’arte Gombrich e allo storico della scienza Thomas Kuhn. Il nome dell’autore materiale dell’illustrazione è sconosciuto. Si capisce il valore conoscitivo di questa immagine. Essa ci mostra come la realtà possa cambiare a seconda di come la si osserva e di chi la osserva. La pubblicità ha provato da tempo a spiazzare i potenziali acquirenti con questi paradossi. Una ditta che produce capi di abbigliamento per lo sci suggerisce di utilizzarli “in caso di neve”.  Per un’altra impresa, venditrice di dolciumi, una certa caramella è “un buco con la menta intorno”.

Un tempo lo stadio era un’arena edificata per spettacoli sportivi come i ludi dei gladiatori o la corsa delle bighe. Con l’avvento del calcio all’interno dello stadio si piantò l’erba e furono realizzati i campi da gioco e le porte. A un certo punto la natura dello stadio si è modificata. Accanto allo stadio sono sorti centri commerciali, direzionali, ristoranti, musei, fino a che questi ultimi hanno preso il sopravvento. Non si parla più di stadi circondati da centri commerciali, ma di centri commerciali con annesso uno stadio. Lo stadio è il buco vuoto, quello che conta è la menta intorno.

Di qui la difficoltà di adattare un nobile catino come quello del Franchi alle nuove funzioni. Molto più conveniente sembra una completa distruzione dell’esistente per ricostruire secondo le nuove necessità. E tuttavia distruggere ha le sue controindicazioni. Confesso di essere combattuto, sono un appassionato sostenitore della Fiorentina, ma mi occupo anche di arte e storia e sono quindi sensibile agli argomenti di chi sostiene che abbattere sarebbe vandalismo e forse non risolverebbe i problemi in modo netto. Meglio quindi costruire altrove, dove c’è posto per parcheggi o centri commerciali. Oppure, come ho già detto in passato, affidare a un architetto importante, scelto attraverso un concorso internazionale di idee, la ricostruzione del nuovo stadio, che dovrebbe saper conciliare i linguaggi e le esigenze del nuovo con la natura monumentale dell’opera di Nervi. Se l’impresa riuscisse, avremmo un edificio importante e davvero innovativo, all’altezza dell’architettura storica fiorentina.

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