Al pacioso Don Ciccio Ingravallo, molisano immigrato a Roma e protagonista del gaddiano Pasticciaccio, viene affidato il caso di una signora uccisa in un vecchio palazzo di via Merulana. Il commissario profonde tutte le sue energie nell’indagine, ma non arriverà ad una soluzione definitiva. Il Pasticciaccio barocco ed ingarbugliato di Gadda è un esempio di giallo senza un assassino certo, tant’è che nelle varie edizioni del romanzo il colpevole cambia. Decifrare il reale non è semplice, e Gadda lo spiega sin dalla prima pagina, osservando che, secondo Ingravallo, “le inopinate catastrofi sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo”. Questo punto il filosofico commissario lo definisce “nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo”.
Da quel che si è visto nelle ultime due partite, c’è quello che il Gadda del Pasticciaccio definirebbe un groviglio o uno gnommero anche nella squadra viola. All’altezza della tre quarti si incrociano pericolosamente le rotte di Thereau e Benassi, senza che nessuno dei due riesca a rendersi davvero utile o pericoloso. Per schierarli entrambi Pioli ha rinunciato inizialmente ad uno dei due esterni alti, affidando a Gaspar un ruolo assai simile a quello che nella Fiorentina di Paulo Sousa svolgeva Alonso. Liberato dalle aperture a sorpresa di Benassi, Gaspar attaccava in profondità, arrivando spesso al cross. Ma non bastava. Così, nella ripresa, Benassi è stato sacrificato per Dias e le cose sono andate meglio, benché il nostro vantaggio sia merito principalmente di Chiesa. Logico immaginare, a Torino, uno schieramento tattico con Chiesa, Thereau e Dias alle spalle di Simeone jr. Su questa linea tattica potrebbe però avere un senso rinunciare anche a Thereau per rafforzare il centrocampo con un incontrista come Sanchez e ricomporre un 4-3-3. Va notato tuttavia che già ai tempi di Montella e Sousa Allegri ha dimostrato di saper ben contrastare il 4-3-3 viola. Ed allora magari Pioli proverà a spuntarla, come si legge, schierando addirittura una difesa a cinque (tre centrali, più due esterni bassi) e provando a reggere l’urto della Juve con la stessa tattica dell’esercito francese isolato dalle truppe tedesche a Dunquerke.
Più in generale, la questione ricorda da vicino le discussioni che hanno preceduto la partita della Spagna con l’Italia. Ventura l’ha affrontata in una certa maniera e l’ha persa, ma vista la differenza tecnica è difficile immaginare che avrebbe vinto cambiando uomini e modulo di gioco. Insomma una ricetta per battere la Juventus non esiste, a meno di non avere una rosa come quella del Barcellona. Non ci rimane perciò che affidarci a quell’intreccio di gaddiane casualità indecifrabili che talvolta (nel calcio come nella vita) modificano un destino già segnato. Senza dimenticare i valori fondanti la costituzione viola di quest’anno: l’impegno costante, l’energia, la voglia di vincere e di farsi notare dei giovani, la classe purissima di Federico Chiesa.

Di
Redazione LaViola.it