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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller: Barocco

Chi, in una giornata di inizio inverno come questa, avesse voglia di avventurarsi tra gli alberi spogli e le statue di villa Borghese, raggiungerebbe, dopo un percorso relativamente breve che inizia dalla scalinata di Trinità dei Monti, il Casino nobile dove è ospitata una delle gallerie d’arte più affascinanti d’Italia.

Qui si possono ammirare alcune celebri sculture di Lorenzo Bernini, come il gruppo marmoreo di Plutone e Persefone. O, per meglio dire, ci si può girare intorno. Perché ha poco senso ammirare queste opere attraverso una visione frontale che l’artista non ha previsto. Occorre al contrario circumnavigarle ed apprezzare in esse il dispiegarsi all’infinito delle pieghe.

La piega, è stato detto, è l’essenza dell’arte barocca. Alla affermazione della geometria euclidea secondo la quale la retta è la linea più breve che congiunge due punti, l’arte barocca contrappone l’idea che per raggiungere la meta finale si debba girovagare, ci si debba smarrire, perdere come in un giardino all’italiana. In una età post-moderna come la nostra era inevitabile che la filosofia del barocco, dopo aver contribuito a modificare il design e l’architettura, contagiasse il calcio.

I giocatori in campo non cercano ormai più la via più rapida e diritta per raggiungere la porta, ma disegnano sul terreno di gioco arabeschi floreali assai simili a quelli del Baldacchino orientaleggiante che Bernini disegnò per S. Pietro. Si passano incessantemente la palla, avanzando, ma anche arretrando e scegliendo linee orizzontali anziché verticali. In questo modo si vengono avvicinando progressivamente all’area avversaria. Al movimento contribuiscono anche i difensori e particolarmente quelli centrali, oltre che gli esterni.

Giunti che sono in prossimità della porta non cercano di tirare subito, ma scelgono di dialogare in spazi stretti, fino a che uno di loro non supera l’avversario in dribbling e non si trova solo davanti al portiere; ma neppure a quel punto è certo che il tiro sarà immediato: ci sono altri passaggi, un ulteriore tergiversare. La visione barocca del pallone pur avendo origini olandesi,  si materializza in Spagna, ha qualcosa di intimamente mediterraneo.

E non è un caso se gli interpreti siano i discendenti di quegli indios che secoli prima erano stati colonizzati dagli iberici e dai gesuiti: atleti piccoli, ticci e compatti, che poco hanno di nordico, ma che sono pur sempre, per resistenza fisica, oltre che per tecnica, atleti straordinari. È un calcio inadatto ai nordici protestanti e pensato per i latini, un calcio cattolico lontanissimo dalle convinzioni tattiche e antropologiche di Gianni Brera. E certo non stupisce che se ne sia invaghito un portoghese come Sousa.

Il barocco e i gesuiti hanno fatto la storia del Portogallo. Gli scrittori e i registi portoghesi, da De Oliveira a Saramago, hanno proposto una prosa ed una scrittura cinematografica estremamente lavorate e barocche. La piega barocca influenza anche i modi del pensiero e l’andamento della prosa. Si intuisce in Sousa la vocazione del pensatore. L’importante è che il lavorio mentale trovi alla fine sbocco in soluzioni semplici  e che  il tecnico, e con lui la squadra, non si perda nei labirinti che lui stesso ha costruito, come certi eroi di Borges.

N.B.: Il blog di Ludwigzaller ha la sua sezione sul nostro sito. Lo potete trovare nel menu in alto sotto News, o in homepage nel blocco centrale degli Approfondimenti situato sotto la “cascata” delle notizie, cliccando su “Il blog di Ludwigzaller”.

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